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cora le figure imitate sono colla massima diligenza e con tutta la verità del disegno antico, onde non solo trovasi qui un tesoro ad disegno greco, ma eziandio il più certo argomento della perfezione a cui aveano quegli artisti portata l'arte loro1. Il celebre possessore di questa collezione, oltre più altri pregevolissimi monumenti, può vantarsi di possedere in due vasi, de' quali parlerò più sotto, ciò che di più antico ci è rimasto dell'arte greca, e ciò che conosciamo di più bello e di più ben disegnato.

§. 20. Considerevole è pur la collezione di vasi fatta in Napoli dal Raffaello de' nostri tempi, il signor Mengs2, della quale cinque veramente particolari ne ho pubblicati ne' miei Monumenti3. Altri ve n'ha che meritano, al par di quelli, d'essere conosciuti dagli amatori, e rammentomi di uno che rappresenta un'Amazzone a cavallo col cappello gettato dietro le spalle, in atto di combattere con un eroe ; questi è probabilmente Achille, e quella è forse Pentesilea4, a cui s'attribuisce l'invenzione del cappello.

§. 21. Finalmente, parlando de' vasi tratti dai contorni di Napoli, ometter non deggio d'indicare quello che il regnante principe d'Anhalt Dessau ha comperato a Roma. Ha


que-


  1. Il signor d'Hancarville nel discorso premesso al secondo Tomo della collezione Hamiltoniana, dopo d'aver dimostrato in quanto pregio li tenessero dai Romani i vasi dipinti di terra cotta, cosicchè fino a 300. talenti gli hanno talora pagati, stabilisce le epoche dell'arte di pingere que' vasi. La prim'epoca, dic'egli, in cui l'arte non era uscita ancora dalla sua infanzia, deve fissarsi prima della fondazione di Roma, e a tal epoca riferisce il vaso rammentato di sopra dall'autore, ove si rappresenta una caccia. La seconda, in cui l'arte è stata portata alla sua perfezione, ha preceduta la presa di Capua; la terza in cui si cessò dal dipingere i vasi, e se ne perdè l'arte, cadde verso il tempo della presa di Corinto. Tutto ciò dimostra il citato autore con molta erudizione e con ingegnoso ragionamento. Osserva la maniera di dipingere, che si cangiò, e perfezionossi per gradi in diversi tempi notati dagli scrittori, e specialmente da Plinio: esamina il costume rappresentato in quelle pitture, del quale sappiamo altronde dagli storici in qual tempo sia stato introdotto; applica tutto questo alla storia dei tempi e dei luoghi, e dopo d'aver osservato che le città sì della Grecia che della Magna Grecia perderono le arti col perdere le ricchezze e 'l lusso, allorché soggiogate furono dai Romani, trae da ciò argomento per determinare sino a qual tempo l'arte di dipingere que' vasi durasse, fondandosi altresì sulla ricerca che ne fecero ne' tempi posteriori i Romani, quando l'arte di farli si era perduta.
  2. Acquistata poi dalla biblioteca Vaticana.
  3. num. 134. 197. 212. 214. e 260.
  4. Plin. lib. 7. c. 56. sect. 57. pag. 415.