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portati oltremonti, son tutti avanzi d’antichità scavati nel regno di Napoli, e generalmente presso Nola, o negli antichi sepolcri di quella Città, la quale, siccome sopra dicemmo, è stata una colonia de’ Greci. Aggiungasi che la maggior parte de’ vasi conosciuti son dipinti con greco disegno, e alcuni eziandio di greche cifre segnati.

§. 12. Il solo argomento valevole, che favorisce l’opinione di Buonarroti e Gori, si ricava da que’ vasi, ne’ quali si ravvisano non fallaci indizj d’etrusco stile; e si può quindi inferire che alcuni de’ vasi detti etruschi siano veramente d’artisti campani, i quali avranno probabilmente imitato il disegno de’ più antichi Tirreni, che sin colà dominarono, come ne


avea-

    lascia di ammirare in questa la grandissima varietà delle forme, de’ colori, delle vernici. Per non dir de’ tanti di color rosso, nero, piombato, che in quest’ultimo ripuliti col ranno, hanno cavata una lucentezza non dissimile a porcellana: ve ne ha qualcuno, che per lo splendore si potrebbe quasi rassomigliare all’argento; del qual colore dato a’ vasi di creta in Naucrate, scrive Ateneo lib. 11. c. 8. pag. 480. E.

    Molti paesi e distanti fra loro son concorsi a formare quella raccolta, per cui è sì varia; la Toscana, il Regno di Napoli, le vicinanze di Roma, e alcuni credonsi venuti ancora di Grecia. Sarebbe interessante a sapersi la provenienza di due assai grandi, e ben dipinti a varj colori; ma non si è potuto rintracciarla. I volterrani sono in gran numero, e si conoscono da un colore più languido così nel fondo, come ne’ fiorami, e nelle figure, riguardanti per l’ordinario le pompe ed i riti bacchicix 1; fra tutti è raro assai quello, che rappresenta il combattimento de’ Pigmei con le gru. Molto somiglianti a quelli nel colore, e nello stile, ma di mole minore sono i chiusini; sul qual gusto ne ho pur veduti in Monte Pulciano, e in Perugia. Fra gli aretini ve ne ha qualcuno, che non cede a’ campani nella finezza della creta, nel color rossiccio del fondo, e nel lucido della vernice. Tal è quello di un’Arianna, o Baccante, che deggia dirsi, la qual siede sul dorso di un toro, ed ha in mano un corno potorio, coperta tutta di un vestito stellato. Questo si trovò non ha molto nelle vicinanze di Arezzo; ed è il più recente testimonio che abbiamo di quanto valessero i più antichi etruschi in quell’arte. Dico i più antichi, poiché non è del miglior disegno; anzi par di un’epoca vicina al vaso celebre istoriato di una caccia, che Hancarville riporta nella sua gran Collezione prima di ogni altro, come uno de’ più vetusti; e Winkelmann più di una volta il rammenta nella sua Storia.

    Quest’opera è veramente classica; ma da correggersi ove dubita, che vasi di tal fatta non sieno stati mai scavati in Toscana. Potrei produrre assai prove in contrario, tratte da quello archivio, e da altri forti. Ma basta ora la esperienza, che ne abbiamo, specialmente dopo la umanissima legge promulgata da S. A. R. nel 1780., nella quale non curando il pregiudizio del regio erario, a cui appartenne già una parte di quanto si trovava di antico; ha lasciato a ciascuno la libertà, e l’utile di tali scavazioni nel proprio suolo; contenta solo di raccomandare a’ Giusdicenti, che ne dian parte, affin di aggregarle, se sieno al caso, alla R. Galleria; e ciò a rigoroso prezzo di stima. Dopo tal legge si sono in diverse compere acquistati ben molti pezzi di antichità etrusche, e segnatamente de’ vasi dipinti.

    1. Da tali rappresentanze hanno alcuni concluso, non so quanto rettamente, che i vasi etruschi sieno anteriori al decreto proibitivo de' baccanali notturni, spiegato già eruditamente da Matteo Egizio. Le tante urne di miglior secolo, che si veggono istoriate con simili baccanali, anche più licenziosi, son certamente di un’epoca posteriore a quel decreto.