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p r e s s o   g l i   E t r u s c h i , ec. 213

che furono pur i primi a darcene le figure; ma questi due Toscani troppo si lasciarono guidare dall’amor della patria nell’attribuire quelle opere agli Etruschi.

§. 9. La loro asserzione però non è affatto priva di fondamenti, che qui esamineremo. Leggesi, dicon essi, presso gli antichi scrittori che pregiati erano i vasi lavorati in Etruria1, e principalmente in Arezzo, città etrusca2. Si scorge altresì della somiglianza tra parecchie figure di que’ vasi, e quelle che veggonsi incise su alcune etrusche tazze di bronzo usate ne’ sagrificj. Sono particolarmente da notarsi le figure de’ Fauni a coda di cavallo, laddove i Fauni e i Satiri presso i Greci corta l’aveano e simile a quella delle capre. Si osserva pure fu alcuni vasi dipinti certo uccello d’ignota specie, e Plinio altronde afferma essere stati ne’ libri divinatorj degli Etruschi rappresentati tali uccelli, che a lui, comechè versato naturalista ei fosse, erano affatto sconosciuti. Questo però non altro prova se non che le idee delle figure stravaganti da una nazione all’altra passarono; e riguardo all’uccello avvertirò esservene uno assai grosso e non conosciuto, con un’iscrizione nel più antico carattere greco, su un vaso del museo Hamiltoniano, ove rappresentasi una caccia, e cui più volta m’avverrà di nominare. Somiglia questo ad un ottarda, uccello noto agli antichi Romani3, e che oggidì è quasi af-


fatto


  1. Pers. Sat. 2. v. 60.
  2. Id. Sat. 1. v. 131., Plin. lib. 35. c. 12. sect. 46., Mart. lib. 14. ep. 98. [ Plinio loc. cit. loda per la sodezza anche i vasi di Adria, detta pure Hadria, e Hatri, la quale forse per quella ragione portava un vaso per insegna nelle sue monete. Vedi sopra pag. 191. n. 1. e pag. 195. Debbo però avvertire, che le Adrie erano due anche nei tempi antichissimi. Una più antica era la veneta; la seconda, colonia di quella, era nel Piceno, ora Abruzzo; amendue però possedute un tempo dagli Etruschi. Monsignor Guarnacci Orig. ital. T. iI. lib. 6. cap. 1. pag. 195. crede che le dette monete appartengano alla prima. Io non posso decidere né su questo punto, nè di quale Plinio loc. cit. lodi i vasi. Solo dirò, che il Gori Mus. Etrusc. Tom. iI. Tab. 188. porta un bel vaso dipinto all’uso di quelli, che si chiamano etruschi, e lo dice trovato nell’Adria veneta l’anno 1756. Le lettere nelle dette monete saranno antiche italiche; ma nella forma accostano alle greche: onde potrebbe sospettarsi, che fossero della seconda Adria, che in appresso fu occupata dai Greci. Del loro peso, e valore ne parleremo nell’indice dei rami.
  3. L’ottarda chiamata otis dai Greci, avis tarda dagli Spagnuoli, al dire di Plinio lib. 10, cap. 22. sect. 29, è diversa in più cose dall’uccello, che sta sul vaso, secondo la descrizione più ampia, che ne danno i moderni naturalisti, e tra gli altri Perrault Mém. pour serv.