Pagina:Storia delle arti del disegno.djvu/319


p r e s s o   g l i   E t r u s c h i , ec. 209

circondarono con pannilini il campo intero, che formava un quadrato, di cui ogni lato avea dugento passi1. Capua, città fabbricata dagli Etruschi2, ed abitata quindi da’ Sanniti3 che su loro l’aveano conquistata4, era celebre per l’amor del piacere e per la mollezza5.

[... Volsci ...] §. 3, Il governo de’ Volsci, siccome quello degli Etruschi e degli altri popoli confinanti, era aristocratico6. Essi eleggevano un re ossia un condottiere dell’armata, quando sovrastava la guerra, e ’l regolamento loro in tempo di pace era simile a quello di Sparta e di Creta7. Della numerosa loro popolazione fanno fede anche oggidì le frequenti ruine di città distrutte, che su i vicini colli s’incontrano, e della loro potenza sono argomento le molte sanguinosissime battaglie ch’ebbero co’ Romani, i quali non poterono soggettarli se non dopo averne riportati ben ventiquattro trionfi. La popolazione numerosa e la pompa animavano gl’ingegni, incitandoli allo studio, e la libertà elevava lo spirito: circostanze favorevolissime al progresso delle arti.

§. 4. I Romani ne’ primi tempi servironsi degli artefici di que’ due popoli. Tarquinio Prisco chiamò a Roma da Fregella, paese de’ Volsci, un artista detto Turiano8, il quale gli

Tom. I. D d fece


  1. Liv. ibid. [ Non il campo intero, ma un recinto quasi in mezzo di esso fu coperto, non circondato, di tele a modo di padiglione in quella larghezza, e lunghezza, che dice Winkelmann. Fu fatto fare questo recinto dal sacerdote di quella nazione Ovio Paccio, per chiamarvi ad uno ad uno i principali dell’esercito, e farli giurare su di un’ara, che non avrebbero scoperto ad alcuno ciò che aveano veduto, e inteso in quel luogo; di andare alla battaglia ovunque fossero condotti dai capitani, e di uccidere chiunque de’ compagni si fosse dato alla fuga. Di quei che giurarono fu composta una legione di sedici mila uomini, e dalle tele, che coprivano quel luogo, fu detta legione linteata; non che andassero vestiti di lino, come Winkelmann fa dire a Livio nell'ultimo luogo citato innanzi, ove racconta questo fatto.
  2. Mela lib. 2. cap. 4.
  3. Liv. lib. 4. cap. 29. num. 32.
  4. Id. lib. 10. cap. 27. num. 38.
  5. Lo stesso si dica degli Etruschi. Scrive Dionisio Alicarnasseo l. 2. c. 38. p. 102. l. 20., che amavano il vitto molle, e gli ornamenti d’oro; e lib. 9. cap. 16. pag. 551. che era nazione sontuosa, e di delicato vitto non solo in pace, ma ancora in guerra, portando seco oltre alle cose necessarie, diverse suppellettili insigni si per la ricchezza, come per l’arte, e adattate ai piaceri, e alle delizie. Così Ateneo lib. 4. c. 13. pag. 153. C. scrive, che preparavano mense sontuose due volte il giorno, con tappeti fioriti, e con tazze d’argento d’ogni maniera. Vedi anche il signor Lampredi Del Gov. civ. degli ant. Tosc. ec. p. 24.
  6. Dion. Halic. lib. 6. cap. 72. pag. 371.
  7. Strab. l. 6. pag. 391. princ. [ Cioè, scrive, che era democratico, ossia popolare.
  8. Plinio lib. 35. cap. 12. sect. 45.