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p r e s s o   g l i   E t r u s c h i , ec. 193

ancora sufficientemente riconoscibili, ma le altre, ove ha penetrato l’umidità o l’aria, sono guaste in gran parte.

§. 24. Possono vedersi presso Buonarroti, sebbene assai mal disegnate e incinse, le pitture d’uno di que’ sepolcri1. Io qui accennerò quelle d’un altro da me esaminate, che sono senza dubbio più degne di considerazione. Ivi la maggior parte de’ fregi rappresentano combattimenti, ovvero attentati contro la vita d’una persona; in altri è espressa la dottrina etrusca sullo stato delle anime dopo morte. A quella si riferiscono due neri Genj alati colla mazza in una mano, e un serpe nell’altra, che tirano pel timone un cocchio, su cui siede l’immagine, forse l’anima, del defunto, e due altri Genj che battono con lunghi martelli su una figura virile ignuda caduta a terra. Fra le rappresentazioni della prima specie v’hanno alcune immagini di veri combattimenti. Si vedono, a cagion d’esempio, sei figure ignude che si stringono assai dappresso, e pugnano tenendo l’una sopra l’altra i rotondi loro scudi: altri hanno scudi quadrati, e ignudi sono per la maggior parte. In altri combattimenti veggonsi alcuni immergere uno stile nel seno de’ loro avversarj cadenti al suolo, e in una di queste pugne accorre un vecchio re, cinto il capo d’una corona a punte, la quale è probabilmente la più antica corona reale di questa forma che trovisi su i vetusti monumenti. Su due urne etrusche una simil corona porta in capo una figura virile2, che sembra pur essere un re3, e un’altra simile ne tiene in mano la figura d’un garzone sospeso in aria fu una pittura d’Ercolano4. In altri fregi vi sono pitture d’altro genere, che né i combattimenti né

Tom. I. B b lo


  1. Se ne avrà quanto prima una piena, ed accurata descrizione con tavole in rame dal signor Byres, più volte nominato in quest’opera e soggetto ben noto per la cultura delle belli arti.
  2. Demster. De Etrur. regali Tab. 21. e Tab. 71. num. 2.
  3. Presso i! Gori Mus. Etrusc. Tom. I. Tab. 94. vi è una figura di donna, ch’egli chiama Venere celeste, con simile corona; e nella Tab. 96. una virile, che chiama Ganimede.
  4. Pitture d’Ercolano Tom. iiI. Tav. 24.