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quindi farsele non potesse, senza ingiuria, alcuna alterazione. Così difatti conchiusero quegli Editori; e comechè alcuni abbagli dell’Autore pur conoscessero, ciò non ostante, per non contravvenire al suo divieto, vollero nella stessa Prefazione indicarli anzichè correggerli. Noi siamo stati meno scrupolosi: nè temiamo perciò che sia per isdegnarsene l’Ombra di Winkelmann, e molto meno per sapercene malgrado il nostro leggitore.

Non è sì facile l’indovinare come mai Winkelmann, il quale avea scritte su fogli volanti, e talora colla matita, varie aggiunte e note da fare all’Opera sua, abbia sì direttamente vietato di far cangiamenti nell’originale; come mai egli che a molte omissioni supplito avea nelle Annotazioni alla Storia dell’Arte, e ne’ Monumenti antichi inediti1, abbia potuto poi prescrivere che si lasciassero le primiere inesattezze nella nuova edizione; e come mai, se l’Opera era sì finita da non ammettere cambiamento alcuno, trovinsi nondimeno alcune differenze tra l’originale tedesco impresso a Vienna e la traduzione francese cominciata a Berlino dal sig. Toussains, che abbiamo fra le mani. Qualunque però siane la cagione, egli è certo che in molti luoghi erano assai utili, se pur non necessarie, le trasposizioni de’ periodi e de’ paragrafi interi per serbar l’ordine e per evitare delle ripetizioni, e che dicevol cosa era il rischiarare alcuni luoghi oscuri, il modificare certe espressioni troppo forti, in ispecie ove altri chiari uomini venivano ripresi, il rettificare testi e citazioni, il correggere alcuni sbagli, e l’emendare varie negligenze, comechè di lieve conseguenza fossero pel fondo dell’Opera.

Oltre di ciò abbiamo giudicato spediente di adottare un metodo alquanto diverso da quello tenuto dal nostro Autore. Egli divise la sua Storia in due parti, assegnando alla prima cinque capi, e questi dividendo or in due, or in più sezioni, paragrafi,


arti-
  1. E questi, nell’esemplare che usava, sono pieni di postille in margine, e principalmente di passi e citazioni di greci scrittori.