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142 | D e l l e A r t i d e l D i s e g n o. |
[Pittura degli Egizj...] §. 23. Nel terminare questo Capo, dopo d’aver considerato il meccanismo della statuaria presso gli Egizj, ci resta da osservare la maniera loro di dipingere, per quanto ci è nota; e perciò tratteremo delle dipinte lor mummie1. Rapporterommi intorno a ciò al testè menzionato conte di Caylus [...sulle mummie...] 2, il quale su tal pittura, e principalmente fu i colori in essa adoperati, ha fatte delle giudiziosissime osservazioni, che io ho sempre trovate giuste ogni volta che sulle mummie ho potuto verificarle. I colori sono tutti macinati coll’acqua, tutti più o meno temperati con gomma, e adoperati separatamente senza mescolanza. Se ne noverano sei: il bianco, il nero, l’azzurro, il rosso, il giallo, e’ l verde: il rosso e l’azzurro son quei che più degli altri risaltano, e sono assai grossolanamente macinati. Il bianco, che altro non è se non la cerusa o biacca ordinaria3, ha servito a dar la prima mano alle tele, e tien luogo di quel che i nostri pittori chiamano imprimitura. I contorni delle figure sono segnati sul bianco col nero, e ove deve aver luogo il bianco, serve il fondo medesimo.
[...e su gli edifizj.]
§ 24. Tali pitture però sono una ben misera cosa in confronto di quelle che, al riferir di Norden, nell’Egitto superiore coprono e adornano intieri palazzi, e le colonne loro che hanno ben venti e fin trenta piedi di circonferenza, e le loro smisurate pareti alte ben ottanta piedi, dipinte tutte a figure colossali. I colori di queste pitture, siccome quei delle mummie, aon puri senza frammischiamento alcuno, e separatamente adoperati: il fondo però è diverso e forma-
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- ↑ Dell’antichità della pittura presso gli Egiziani, si può vedere Goguet Della Orig. delle leggi, delle arti, ec. Tom. iI. past. iiI. lib. iI. cap. V. art. iiI.
- ↑ Ilia. Tom. V. pag. 25.
- ↑ Non è probabile che sia biacca, perchè quella diverrà nericcia per le esalazioni animali, o minerali; come si osserva in qualche pittura dei moderni, ove è stata adoprata.
[ Era però da osservarsi, che Pelerin, il quale riporta la medaglia Tom. I. pl. VIII. n. 21. p. 46., la crede della città di Crotone in Calabria. Non so se Winkelmann abbia omessa questa perchè poi abbia dubitato, che fosse egiziana; o per li dissapori, che ebbe con Casanova, de' quali ho parlato alla pag. liij. n. a.