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presso gli Egizj, i Fenicj, e i Persi. 139

Notisi però ch’egli è assai più duro dello smeraldo medesimo, il che sembra contrario a ciò che generalmente osservasi nelle pietre, nelle quali, come ne’ frutti, il nocciolo è più duro della sostanza che lo circonda; è però vero che talor si trova l’opposto, essendovi delle grosse piriti che rinchiudono conchiglie impietrite, e per conseguenza circondano un corpo di lor men duro1.

[Bronzo.]

§.21. Ci restano pure delle opere egiziane in bronzo, e consistono quelle in piccole figure, eccetto però la tavola Isiaca già del cardinal Bembo, ora del R.. Museo di Torino, il summentovato vaso pe’ sagrifizj, ed una piccola base quadrangolare alta un palmo e mezzo con lavori incavati, esi-


S ij stente

    to con sicurezza questo plasma per una semplice cristallizzazione colorita in verde dal rame; e che non abbia che fare col vero smeraldo. Vedi Dutens Des pierres précieuses, ec. prém. part. chap. VIII., Encyclopédie V. Prime a’ Émeraude.

  1. Alle varie specie di pietre egiziane indicate da Winkelmann, alcune altre ne aggiugneremo sulla testimonianza degli antichi scrittori, recati da Biagio Cariofilo de Antiq. marm. pag. 33. e segg., colla scorta de’ quali potremo eziandio individuar le provincie e le latomie d’onde estraevansi, e i varj usi a cui furono adoperati. Dai gioghi de’ monti dell’Arabia egiziana abitata dagli Ittiofagi (mangiatori di pesci) cavavasi, a! dir di Tolomeo [ citato p. 134. n. b. ], non solamente l’alabastro, il porfido, e il basalte; ma eziandio il marmo nero, e un altro detto troico, menzionato pure da Erodoto lib. 2. cap. 8. p. 106., e da Strabone lib. 17. pag. 1162. C.: del qual marmo erette furono le più antiche piramidi. Del porfido, fecondo Plinio lib. 36. c. 7. sect. 11., non s’è fatto uso in Roma [ per fare statue, come ben osserva Cariofilo p. 35., e lo dice Plinio espressamente] prima dell’imperador Claudio. I Greci, da Giustiniano in poi, chiamarono il porfido marmo romano, Codin. de Orig. C. P. pag. 65., perchè forse da Roma aveansi i più bei lavori in tal pietra. Di marmo nero dell’Arabia, detto altresì tebaico, fu fatta elevare dal re d’Egitto Micerino una piramide, Diodor. lib. 1. § 63. p. 74., e una statua se ne fece a Pescerrio Nigro, Spart. in Pesc. Nigr. cap. 13. pag. 675. seg. Tra le pietre arabiche Tolomeo, come vedemmo, novera anche il basalte; Erodoto però lib. 2. cap. 86. pag. 142., Strabone lib. 17. pag. 1161. D., e Plinio loco cit. lo riconoscono originario de’ monti dell’Etiopia: la qual cosa attesta pure il rinomato viaggiatore Pietro Belon de Op. ant. præst. lib. 5., e Obferv. lib. 2. e. 44.: probabilmente amendue i paesi avranno somministrata la stessa specie di pietra. Fra le opere di basalte fu celebre la statua del Nilo circondata da sedici puttini, tutta d’un sol masso, collocata da Vespasiano nel tempio della Pace, Plin. lib. 36. cap. 7. sect. 11. [ È qui da osservarsi l’equivoco d’Arduino nelle note a questo luogo, e di altri, i quali hanno creduto, che tale statua ancora esista al Vaticano; confondendola con altra di marmo bianco, fatta sullo stesso disegno.] Altri marmi traeva l’Egitto dalle provincie meridionali confinanti coll’Etiopia. Uno di questi era il nerissimo marmo obsidiano, così denominato da certo Obsidio che ne scoprì la cava, idem ibid. cap. 26. sect. 67., il qual marmo altro non è che una specie di vetro prodotto da un vulcano. Dall’Etiopia similmente aveasi l'ofite, odia il serpentino, nome datogli per la somiglianza delle sue macchie colla pelle del serpente: e ve n’era di molti colori diversamente disposti. All’ofitico spettano due altre specie di simile marmo, scoperto l’uno a’ tempi d’Augusto, e l'altro di Tiberio, onde il primo chiamossi augusteo, e tiberiano il secondo. Idem ibid. c. 7. sect. 11. Di quello marmo pensa il Cariofilo loc. cit. pag. 29. essere una statua della villa Borghese, creduta da lui un Seneca svenato; ma che Winkelmann, Mon. ant. par. 3. c. 9. §. 2. p. 256., giudica rappresentar un servo; [ e si può provare con altra statua quasi simile, di