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d e l l' A b.   C a r l o   F e a. xiij

Winkelmann scrisse la Storia dell’Arte in lingua tedesca per li suoi nazionali, non già nella lingua italiana, come vi descrisse i Monumenti. Questi, benchè non sian privi di difetti, e difetti d’importanza, sono certamente più esatti in tante cose di quello sia la Storia; e l’Autore ne adduceva per ragione, che il teatro, su di cui egli avea voluto figurare con quell’opera, era molto più pericoloso1. Colla prima gli bastava di eccitare, ed estendere in qualche modo nel cuore della sua nazione un certo gusto del bello, e qualche principio almeno di quell’entusiasmo per le belle arti, di cui egli era invasato; per li secondi doveva essere persuaso, che in Roma ne’ tempi presenti ancora, come negli antichi, si avvera il detto sentenzioso di Marziale al suo libro2:

Nescis, heu nescis, dominæ fastidia Romæ:
     Crede mihi nimium martia turba sapit.
Majores nusquam ronchi, iuvenesque, senesque,
     Et pueri nasum rhinocerotis habent.

Malgrado però tutti quelli difetti, che possono in qualche parte condonarli all’umanità, ad una fervida immaginazione, ad una mente pregna d’innumerabili idee, e quasi direi ad una mente creatrice, la quale da una massa informe di tante materie spettanti all’antiquaria, disperse in tanti volumi, intrigate in tante questioni, e riguardo a tanti oggetti sepolte ancora in dense tenebre, tentava la prima di abbozzar-


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  1. Lettera XXVI. al signor Franken delli 6. febraro 1768. par. I. p. 139.: Mon grand ouvrage italien m’a instruit de ces défauts; parce que le théatre où je voulois me montrer étoit plus dangereux.
  2. Epigr. lib. i. num. 4.