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le sue opere; ma che, se qualche cosa poteva essere riguardata come perfetta, questa esser dovesse la nuova edizione della Storia dell’Arte1, che era il centro di tutti i suoi pensieri, ed il suo idolo, come scorgesi dal trasporto, con cui sì frequentemente ne parla nelle sue lettere: e soleva dire, che se errori vi fossero trascorsi, non sarebbero stati che impercettibili. Eppure! Quanto è vero, che decipimur specie recti2! Io ho dovuto a mio dispiacere toccar con mano, ch’egli si lusingava senza fondamento. Nel rincontrare la detta prima edizione ho veduto, che pochissimi cangiamenti vi ha fatti, e pochi errori vi ha corretti; e che anzi, forse per amore di brevità, o di nuove cose ne ha tolto qualche piccolo tratto, che era degnissimo di restarvi come tanti altri. Si è diffuso molto nelle aggiunte, inserendovi de’ bei lumi, e non pochi squarci presi dalle spiegazioni fatte ai Monumenti antichi inediti; ma vi ha seminati in proporzione anche gli errori. Convien dire ch’egli si fosse fidato troppo della sua memoria, e di quelle selve indigeste di erudizione, che avea compilate in sua gioventù nella biblioteca del conte di Bunau a Nothenitz; e che in appresso non avesse avuto il tempo, o la pazienza di rivedere gli autori in fonte, o i monumenti dell’arte, che avea descritti; e di pesare, e digerir meglio la farraggine sterminata d’idee, che sempre più andava acquistando col tempo. Anche un altro motivo ha potuto contribuire in gran parte a simili imperfezioni; ed è, che


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  1. Lettera XXIV. al sig. barone di Riedesel dei 14. luglio l767. par. I. p. 260., e altra al sig. Usteri dei 19. agosto 1767. par. iI. p.125.
  2. Orazio De arte poet. vers. 25.