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112 D e l l e   A r t i   d e l   D i s e g n o.

tiche, di cui parlerò più sotto; pur interamente mancano talora ad alcune che fono fuor di dubbio antiche egiziane, e tali fono i due obelischi collocati l’uno innanzi s. Pietro, e l’altro presso santa Maria Maggiore. Fa Plinio1 la stessa osservazione riguardo a due altri. Non hanno geroglifici né i due leoni che sono all’ingresso del Campidoglio, né il celebre Osiride del palazzo Barberini, né molte altre simili opere o figure che qui potrei rammemorare.

[le d’imitazione...] §. 9. Oltre i due stili che abbiamo fin qui esaminati ne’ monumenti egiziani, un terzo se ne ravvisa in quelle figure, le quali sebbene più simili delle teste mentovate alle antiche, pure né in Egitto lavorate furono né da egiziano artefice, e fono imitazioni di quelle opere che in Roma vennero in ufo, quando il culto vi s’introdusse delle divinità d’Egitto. I più vetusti fra simili lavori sono, per quanto io so, due Isidi in basso-rilievo di gesso, che veggonsi in una piccola cappella nell’atrio (περίβολος) d’un tempio d’Iside recentemente scoperto nelle ruine di Pompeja. E siccome questa infelice città perì sotto l’impero di Tito, è probabile che tali figure più antiche siano di quelle statue di simil manie-


ra,

    quelle parti preso col tempo sempre più piede la religione de’ Greci, e la costoro mitologia, molto differente da quella degli Egiziani „.
    È qui da osservarsi un’altra cosa, cioè che Winkelmann ritratta insieme tacitamente quello che ha detto sopra pag. 70.. intorno alla parola scritta sulla mummia; prendendo qui la lettera in forma di croce greca -|-, per un Ψ, e leggendo ΕΥΨΥΧΙ, come in fatti si usava nelle iscrizioni sepolcrali per un’acclamazione, o saluto, che facevano i viventi a quel morto: bono animo esto: sta di buon animo: o come solevano mettere i Latini: VALE, e AVE, secondo l’osservazione di Servio ad Aen. l. XI. v. 97., Buonarroti l. c. Tav. 28. p. 191., Horsley Britannia Rom. book iI. ch. 3. p. 288., e si vede in tante iscrizioni. I Monumenti antichi, col Trattato preliminare, furono stampati da! nostro Autore nel 1767., tre anni dopo la prima edizione della Storia dell’Arte, e un anno prima di morire; onde non avrà forse avuto tempo dì emendar questo passo nella nuova edizione, che ne preparava.

  1. lib. 36. cap. 8. sect. 14. §. 3. [I due obelischi, de’ quali parla Plinio, uno eretto da Smarre, l’altro da Erasio, dell’altezza di quarantotto cubiti, sono appunto l’obelisco di Santa Maria Maggiore, e l’altro quello trovato nelle fondamenta della fabbrica di San Rocco, di cui si è parlato nelle annotazioni all’elogio del sig. Heyne sopra pag. lxxviij, not. 13.; e amendue ornavano il Mausoleo di Augusto. Il P. Kirchero Œd. Ægyp. T. iiI. synt. 11. cap. 1 pag. 368., il Mercati nel suo trattato degli Oóbelischi, cap. 27., Orlandi nelle annotazioni al Nardini Roma antica, l. VI., cap. VI. pag. 307., e gli altri eruditi comunemente li credono fatti venire in Roma, e collocati nel detto luogo dall’imperator Claudio. Io non saprei che me ne dire. Dico solamente, che pare che Plinio, il quale visse dopo Claudio, li nomini come esistenti ancora in Egitto quando scriveva.