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presso gli Egizj, i Fenicj, e i Persi. 101

dervi un capo coperto colla pelle d’un cagnuolino maltese, la cui coda gli si venisse a sollevar sulla fronte1; ma forse non per altro gli parve di ciò vedere, se non perchè credea di poter così derivare da κυνὸς (cane) l’etimologia della greca voce κυνῆ (cimiere), che ne’ più antichi tempi, secondo lui, formossi colla pelle di una testa di cane.

§. 22. Non è però del tutto priva di fondamento l’opinione di Gronovio2, e può appoggiarsi ai due giovani Ermi della villa Albani (Tav. XI. XII.) che, come Ercole colla pelle di leone, coperto hanno il capo con quella d’una testa di cane, e ne hanno legate sotto il collo le zampe. Queste figure probabilmente rappresentano due dei Penati o Lari, numi domestici de’ Romani, i quali, siccome avvisa Plutarco3, solevano col capo così coperto effigiarli. Nella villa medesima ancor più chiaramente vedesi quell’antica maniera d’elmo in capo a una bella Pallade di grandezza naturale (Tav. XIII.), la quale in luogo del cimiero usato porta la pelle del capo d’un cane, adattata in guisa che la parte superiore del muso le viene a riuscire sulla fronte4.


Nel-


  1. Per ottenere, e rendere probabile l’opinione di Gronovio si potrebbe dire, che i Maltesi avessero preso per simbolo nelle monete la pelle del loro cagnuolino, che è sempre stato celebre anche nei tempi antichi, come osserva Burcardo Niderstedt Melita vetus & nova, lib. 1. cap. 6. Thes. Antiq. Græc. Gronovii Tom. VI. pag.40. C. Ma io dubito, che la moneta da lui portata sia guasta, e tutt’altro vi sia rappresentato, che la pelle di cane. Trovo lo stesso tipo, fuorché senza quella prominenza, che Gronovio crede la coda del cane, in due monete, che il signor abate Venuti Dissertaz. sopra alc. med. maltesi, n. 5. attribuisce a quell’isola; e in altra creduta dell’isoletta Cossura, o Cosyra, ora Pantellaria. all’oriente di Malta 85. miglia, e dalla Sicilia meridionale 60., come scrive Guyot de la Marne Dissertaz. sopra un iscriz. punica, nei Saggi di dissert. dell’Accad. di Cortona Tom. I. pag. 22., e riportata da Castelli Siciliæ populorum, & urbium ec. vet. nummi Tab, XCVI. n, 11.; e sì nell’una, che nell’altra stimo siano capelli, ciò che Gronovio ha creduto, e rappresentato come una pelle di cane; e la punta, che crede la coda del cane, può essere un serpe.
  2. Nella edizione di Vienna quello passo si legge equivocamente. Quindi Huber lo ha tradotto in un senso tutto opposto; non badando, che così il discorso di Winkelmann non connetteva.
  3. Quæst. Rom. oper. Tom. iI. p. 276. F. Dice che ne li vestivano, non che loro ne coprissero il capo. Una figura di essi presso Baudelot l’Utilité des Voyages, Tom. I. p. 254. la tiene a traverso alla schiena, e al petto.
  4. Ci voleva qualche ragione per farci credere, che la pelle in capo a questa Pallade, e ai due Ermi, sia di cane. Ha la forma in tutto e per tutto di leone, quale li vede nelle innumerabili teste di Ercole in ogni genere di monumenti. E possiamo credere, che i due Ermi appunto rappresentino quest’eroe senza barba, quale si vede molto simile anche nei lineamenti del volto, per esempio.