In terzo luogo vi ho aggiunte non poche mie annotazioni, colle quali ho corretti moltissimi equivoci, e sbagli dell’Autore sì per riguardo all’erudizione, che alla qualità, e forma dei monumenti citati, o al luogo, ove esistono; e vi ho sparse altre erudizioni relative al soggetto, che avevo in pronto, e quelle notizie di altri monumenti, ai quali egli non avea badato, o che si sono scoperti dopo la di lui morte, ed erano a mia notizia. Capisco di essermi qualche volta un poco dilungato in questioni, che le arti non interessano immediatamente; ma pure ho creduto di doverlo fare, per illustrare alcune parti dell’antica storia relativa alle arti, che vedevo più trascurate da Winkelmann, e dagli altri Antiquarj, come è quella principalmente, che riguarda gli Egiziani: per trattare più a fondo qualche punto, per cui se ne presentava opportunamente l’occasione: per prevenire delle difficoltà, che mi venivano opposte a voce contro l’Autore; e perchè l’esattezza mi obbligava ad esaminare, e spesso a confutare contro mia voglia le tante sue digressioni erudite, ed opinioni, che false mi parevano, e stravaganti. Volendo egli ridurre a sistema le cose, ha dato delle regole generali, e assolute, che nol sono state mai, e soffrono eccezioni infinite: quindi confidando nelle sue cognizioni ha parlato bene spesso con un tuono sì franco, e magistrale da imporre a chi non è versato nella materia: ha stravolto, forse per inavvertenza, il senso di tanti scrittori, che allega, e so-
re. Forse ne avrà precipitata la lettura, come ha precipitati tanti giudizj contro lo stesso Winkelmann, e tanti altri moderni, e antichi scrittori.