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D e l l e A r t i d e l D i s e g n o. |
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le stampe delle figure. In quelle, che come rappresentanti statue d’Egitto ci hanno date Boissard, Kircher, e Montfaucon, non vedesi alcuno dei fin qui descritti caratteri dello stile egiziano. Dobbiamo in oltre nelle statue ben distinguere ciò che è veramente antico, da ciò che vi si è posteriormente aggiunto per restaurarle. Nell’Iside del Campidoglio, che tra le quattro grandissime statue è la sola di granito nero1, la parte inferiore del volto non è che un restauramento moderno; ad essa, come pure a due altre di dette statue di granito rosso, sono state aggiunte le braccia e le gambe. Tanto più volentieri ho parlato di quelli restauramenti, quanto che non cadono sì facilmente sott’occhio; e ometto perciò di far menzione d’altri molti che ognuno può agevolmente conoscere, quali fono, a cagion d’esempio, la nuova testa in una figura
muliebre del palazzo Barberini, che tiene sulle ginocchia un
piccolo Anubi entro una cassa, simile ad una figura virile
della villa Albani2 (Tav. VI.); e le gambe d’una piccola figura in piedi nella villa Borghese.
- ↑ Montfauc. Antiq. Expl. Suppi. T. iI. pl. 36., Mus. Capit. Tom. iiI. tav. 76.
- ↑ Questa statua inginocchiata di granito nericcio era altre volte a Rignano sulla strada maestra, che conduce da Roma a Loreto. Kircher Œd. Ægypt. Tom. iiI. synt. XVII. cap. iiI. pag. 497. l’ha fatta disegnare assai malamente, rappresentando una sola figura sulla cassa, ove ne sono tre. [ Kirchero non l'ha fatta disegnare. Ha ripetuto il disegno di un’altra statua, a cui la dice uguale, fuorché nelle figurine, che appunto avverte essere tre in questa di Rignano. Il signor abate Raffei Osservaz. sopra alc. mon. ant. Tav. IV. fig. 1. pag.49. la riporta, e non tanto mal disegnata. Egli vi crede rappresentata una sacerdotessa, o sacerdote, che mostra inginocchioni agl’iniziati, o ai divoti, tre misteriosi simulacri d’oro in una cassettina, che Clemente Alessandrino Strom. lib. 5. num. 7. chiama comasia, e Sinesio Calvitii enc. pae. 73, comasterio, per eccitare in essi un più alto concetto del merito di essere venerati. Ne parleremo più a lungo in fine del tomo fecondo nell'indice dei rami. Per non entrate a discutere le opinioni di altri scrittori addotti dallo stesso Raffei intorno a queste statue, o in piedi, o inginocchiate con una statuetta, o più sulle ginocchia, o in mano; io dirò brevemente, che credo siano di quei sacerdoti, e donne iniziate ai misterj delle divinità, che portavano nelle processioni le statue delle medesime, detti perciò Pastofori, o Thalamiferi, e Pastofore, o Thalamifere; come sono quelli, e quelle della processione isiaca presso Apulejo Metam. lib. XI. pag. 369. e 371.; e forse anche in altre occasioni, come pare che possa intendersi Clemente Alessandrino loc. cit., e Apulejo de Abstin. lib. 4. p. 363. In queste processioni solevano farsi delle fermate, come abbiamo da Filostrato De Vit. soph. lib. 2. cap. 20., Meursio Eleusin. lib. sing. cap. 27. oper. Tom. iI. pag. 534. A., che si facevano nelle feste di Cerere in Eleusi. E in queste fermate chi sa che i detti sacerdoti in piedi, o inginocchioni non presentassero al popolo le immagini delle deità o per adorarle, o per baciarle? Racconta Sparziano di Comodo imperatore, in Anton. Carac. cap. 9., che era cosi trasportato per il culto