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come Winkelmann, di lui grande amico fin che visse, e dimorante in Roma da oltre vent’anni, il quale alla perizia della lingua nativa, in cui è scritta l’opera, della francese, dell’italiana, e di altre, unisce la qualità opportuna di essere molto versato, e intelligente nelle arti del disegno, e nella erudizione antiquaria, che le riguarda. Contemporaneamente a questo rincontro ho fatto l’altro colla detta versione francese, e con quella, che i signori Sellius, e Robinet assai più correttamente fecero, nella stessa lingua, della prima edizione; e sopra tutto ho diligentemente osservata la Descrizione del Museo di Stosch, il Trattato preliminare ai Monumenti antichi inediti, e questi non meno, principalmente in quei luoghi, ne’ quali Winkelmann tratta gli stessi argomenti; adottandone qualche volta anche le parole, e le frasi, ove nasceva equivoco nel tedesco, o meglio si spiega, che la traduzione milanese: col quale metodo non solo ho emendati cotanti errori di quella traduzione; ma ho corretto, e ridotto al suo giusto senso l’originale in quella parte, ove poteva essere sbaglio dell’amanuense, o della stampa di Vienna, o qualche svista dell’Autore, che nelle dette altre opere, o nella prima edizione non si trova.

All’esattezza della versione ho voluto in secondo luogo, che corrispondesse quella egualmente necessaria delle citazioni, che ho vedute quasi tutte in fonte, eccettuatene alcune di poca importanza, o per non aver avuto quei libri, o che, per quante diligenze io abbia fatte, non m’è riuscito di rinvenire: supplendo però a luogo a luogo di molte al-


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