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religioso, e l’usanza d’imbalsamare i cadaveri1; imperciocchè, anche dopo il regno di Cambise, i Greci stessi preparavano i cadaveri alla maniera egiziana, siccome altrove ho indicato2, traendone argomento da una mummia, che ha la voce 3 scritta sul petto; essa era dianzi nella casa de’ signori della Valle a Roma, e si vede ora nel museo di Dresda4. Essendosi altronde gli Egizj sotto i successori di Cambise più d’una volta sollevati, e avendo messi sul tro-


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  1. De la Sauvagere Rec. d’antiq. dans la Gaule, pag. 329., De la Croix Relat. univ. de l’Afriq. Tom. I. prém. part. sect. IV. §. 6.
  2. Gedanken &c., cioè Pensieri su l’imitazione de’ greci lavori, pag. 90.
  3. Il Tau greco avea presso i Greci d’Egitto la forma d’una croce, come rilevasi da un prezioso antico ms. in pergamena del nuovo Testamento Siriaco, nella biblioteca di Sant’Agostino a Roma. Questo ms. è in foglio dell’an. 616., con note marginali greche. Fra le altre io vi ho notata la parola in luogo di ΗΤΑΙΡΕ. [ Lasciata da parte l’antichità di questo codice, che da qualche bibliografo si diminuisce senza ragione, mi tratterrò soltanto sulla forma del Tau, che vi ritrova il nostro Autore; riportando intorno ad essa la risposta, che mi ha gentilmente favorito il P. M. Agostino Giorgi bibliotecario della detta libreria Angelica, la di cui grande perizia nelle lingue orientali è ben nota alla Repubblica letteraria principalmente per l’illustrazione dell’Alfabeto Tibetano, e della Iscrizione Palmirena inserita in appendice del quarto volume del Museo Capitolino.
    „Il signor abate Winkelmann uomo di grande ingegno, e di vastissima erudizione in ogni genere di profana, e sacra antichità, osservò in due diversi giorni il codice siriaco da lui citato della Biblioteca Angelica; e ne raccolse o tutte, o almeno in gran parte le voci greche sparse pe’ margini laterali, e intercolonnari de’ fogli scritti a due colonne; ma ben mi rammento, che egli ciò fece in fretta, e senza aver prima meditata la relazione, che le dette voci hanno col siriaco testo. E però non dee recar maraviglia, se egli al fogl. 38. col. 2. lin. 2. ha malamente creduto, che nella corrispondente marginale εχαιρε, il χ fosse un + simile al [immagine da inserire] egiziaco; onde ha poi pensato che lo εταιρε fosse scritto in iscambio d’εταιρε; quantunque meglio farebbe stato, se in vece d’εταιρε avesse detto ἕταιρε poiché in Esichio trovo ητερα, forse per ἡ ἕτερα o ἄτερα, ma non ηταιρα o ηταιρε.
    Ora se codesta voce si riferirà a quel luogo del testo siriaco, a cui veramente ella risponde, si ritroverà senza fallo, che la lettera presa dal signor Winkelmann per un greco - egiziano, è un vero χ, e che anche la stessa voce possa dallo Scrittore delle marginali greche nell’addotto luogo del codice, è un errore originale. Imperocchè la vera lezione non è εχαιρε ma bensì χαῖρε.
    L’Autore della versione siriaca Filosseniana, qual’è quella del nostro codice fatta sul testo greco, al cap. 26. di S. Matteo v. 49., non avendo in pronto dalla lingua sira un vocabolo, o una frase eguale al χαῖρε Ῥαββί. ave Rabbi; con quel χαῖρε marginale ha voluto indicare, che nel testo della versione siriaca si è tradotto ad litteram lo stesso χαῖρε Ῥαββί dal greco. In fatti non v’è altra differenza tra il testo, e la versione, che quella semplice della diversità delle lettere, le une greche, e le altre siriache. Onde nella versione si legge ܚܪܝ ܪܒܝ appunto come sta nel greco χαῖρε Ῥαββὶ."
    A queste critiche, e giuste riflessioni noi aggiugneremo, che in qualunque parola di dette marginali, e intercolonnari si trovi la lettera, che assomiglia alla +, essa fa certamente la vece del χ, al quale è molte volte anche quasi del tutto simile; come in parte assomiglia nella addotta da Winkelmann, che ho emendata sull’originale: e in quelle altre parole, nelle quali occorre il Tau, esso viene fatto costantemente come è solito τ. Nell’alfabeto greco del sesto secolo presso il P. a Bennettis Chronol. & crit. hist. &c. par. I. Tom. I. proleg. §. CVII. pag. 226. osservo, che la forma di croce greca la aveva il ψ.
  4. Pietro della Valle, che acquistò questa mummia nel suo viaggio in Egitto, nella descrizione, che ne dà nella lettera XI. n. VIII. Tom. I. pag. 259, riportata anche dal Padre