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30 O r i g i n e   d e l l e   A r t i

[..le pietre..] §. 15. Il sasso, di cui dapprincipio formaronsi le statue, fu probabilmente quella specie di tufo biancastro, di cui era edificato il tempio di Giove in Elide1 e che forse serviva a tutte le fabbriche della Grecia. Di questo tufo era formata una statua di Sileno rammentata da Plutarco2.

§. 16. In Roma adoperavasi a tal uopo il travertino, della qual pietra havvi una statua consolare nella villa Albani, un altra sedente con una tavola sulle ginocchia nel palazzo Altieri situato nel Rione Pigna vicino al Campidoglio, e una terza, rappresentante una donna di grandezza naturale con un anello al dito indice, nella villa Belloni. Le figure di questa specie di pietra ordinaria metter soleansi intorno ai sepolcri3.

[..il marmo..] §. 17. Gli artisti ne’ primi tempi adattarono alle figure di legno la testa le mani ed i piedi di marmo bianco. Tali erano una Giunone4 ed una Venere5 del summentovato Damofonte6, e quella usanza sussisteva ancora ai tempi di Fidia, poiché tale pur era la sua Pallade a Platea7. Le statue così lavorate colle sole estremità di marmo chiamaronsi


acro-
  1. Paus. Lib. 5. cap. 10. pag. 398. princ.
  2. Vit. Reth. Andocid. op. T. iI. p. 852. [Plutarco parla di una statua di Mercurio, e di un tripode dedicato da Andocide in un luogo sublime dalla parte di Porino Selino; non già di statue di Sileno, né di tufo.
  3. Gli scultori romani prima di usare nei loro lavori il travertino, usarono probabilmente il marmo albano, detto volgarmente peperino, come ne fa fede una testa giovanile coronata di lauro con molta diligenza scolpita, che si è trovata nel sepolcro degli Scipioni scoperto il dì 23. maggio 1780. nello scavo aperto col permesso dell’E(minentissim)o Camerlingo dai signori Sassi, in presenza del più volte lodato signor abate Visconti diligentissimo Presidente delle Antichità, che ne era specialmente incaricato da sua Eminenza: ed essendosi per ordine di nostro Signore felicemente regnante proseguito lo scavo, si rinvenne l'antichissimo sarcofago di Lucio Scipione Barbato intagliato eccellentemente anch’esso in un saldo peperino. Noi riparleremo di amendue questi monumenti più a lungo in appresso nel Tomo iI. libro XI. capo I. §. 2.
  4. Paus. lib. 7. cap. 23. pag. 582. l. 30. 31.
  5. Id. lib. 8. cap. 31. pag. 665. lin. 13.
  6. A’ tempi di Damofonte esistevano già statue intere di marmo, Paus. lib. 8. cap. 31. pag. 664. lin. 17. [e Damofonte stesso ne fece diverse tutte di marmo, come può vedersi presso lo stesso Pausania lib.4. c. 31. p. 377., e pag. seg. l. 23., l. 8. c. 37. p. 675. in fine.] Onde quelle di legno colle estremità di marmo furono probabilmente un raffinamento posteriore immaginato per dare ai lavori maggior varietà, [e forse per risparmio di tempo, e di spesa; perché di qualche statua così fatta abbiamo che fosse vestita di panni, come ci dice Pausania della citata statua di Giunone Lucina, che era coperta, e vestita da capo a piedi di un sottil velo, fuorché la faccia, e le estremità delle mani, e dei piedi, che erano di marmo pentelico. Alle statue di legno si formavano anche le dette parti con avorio, e il legno poi s’indorava, come abbiamo avvertito sopra al §. 12. nota A.
  7. Id. lib. 7. cap. 27. princ. pag. 594.