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§. 13. Di tante statue e monumenti scolpiti anticamente in avorio ora altro più non ci rimane fuorché alcune piccole figure. Ciò avviene perché l’avorio, come le zanne di tutti gli altri animali, fuorché quelle del lupo1, calcinansi stando lungo tempo in terra sepolte2. A Tirinto in Arcadia3 veneravasi una Cibele d’oro, il cui viso era formato di denti d’ippopotamo insieme commessi4.

§. 14. Nel lavorare tali statue di diverse materie composte gli artisti finivano la testa prima di fare le altre parti, come inferir si può dalla descrizione lasciataci da Pausania d’una statua di Giove a Megara, il di cui volto d’avorio e d’oro combinati insieme era formato. Ma siccome la guerra del Peloponneso interuppe il lavoro, o almeno frastornò gli artefici, questi contenti di finire la testa, il restante in gesso e in terra modellarono5. Un Antico assai raro e veramente particolare è quella figura d’avorio, alta un palmo e tutta indorata, rappresentante un fanciullo, che trovasi ora nel gabinetto del signor Hamilton.


§. 15. Il
  1. V’è in Roma chi possiede un dente di lupo, su cui sono scolpiti i dodici dei maggiori. [Forse il nostro Autore ha creduto che i denti del lupo non si calcinino stando lungo tempo sotterra, perché avrà veduto qualcuno di essi, che si è conservato da tempi antichi fino a noi. Ma questo non potrebbe mai essere un giusto argomento, altronde anche falso, perché si sono conservati dei pezzi di avorio, che secondo il di lui sentimento, e per tutta l’esperienza, si calcina, come si calcinano denti di altre bestie più duri di quelli del lupo. Il signor di Buffon Hist. natur. Tom. VII. des loups, pag. 46. ha osservato, che questa fiera nella vecchiaja li ha tutti logorati.
  2. Della calcinazione dell’avorio, e dei tanti lavori, che di esso si facevano presso gli antichi, può vedersi il Buonarroti Osservazioni istor. sopra alcuni medaglioni, pref. pag. XXII. segg. Di tavolette di avorio si solevano coprire anche i libri, e principalmente quei libretti, che si solevano distribuire dai consoli nelle feste, e spettacoli pubblici, che davano sul principio del loro consolato, e si chiamavano Dittici, come anche gli altri così coperti. In queste tavolette in basso-rilievo s’intagliava l’immagine del console vestito in abito proprio della sua dignità, i giuochi ec. Vegg. Gottofredo nelle note al Codice Teodosiano libro 15. tit. 9. l. 1., e il lodato Buonarroti Osservazioni sopra tre dittici antichi d’avorio nell’appendice alle Osservazioni sopra alcuni frammenti di vasi antichi ec. pag. 231. Tra i molti altri, che si sono conservati, due ne illustra il signor abate Olivieri in una particolar Dissertazione inserita nella Raccolta d’opusc. scientifici, T. XXXII. pag. 69., uno de’ quali molto bello, e pregiabile egli lo crede fatto in occasione delle nozze di Marco Aurelio.
  3. In Proconneso, ora Marmora, piccola isola dell’Asia minore, e quindi in Cizico, dopo soggiogati questi isolani. Pausania nel luogo da citarsi. Winkelmann ha equivocato con altre statue di Tirinto, delle quali discorre Pausania immediatamente avanti.
  4. Paus. lib. 8. cap. 46. pag. 694. lin. 32.
  5. Id. lib. 1. cap. 40. pag. 97. princ.