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d’Ercole1. Crede Pausania2 che dedali si chiamassero le statue di legno anche prima di Dedalo3.
§. 10. Si passò quindi a indorare tali statue specialmente presso gli Egizj4 ed i Greci5; due statue egizie così indorate vedevansi nella raccolta del Gori in Firenze6. E quando gli statuarj sdegnarono di più adoperare il loro scarpello sul legno, questo nondimeno restò una materia su cui i più grandi artisti esercitarono i loro talenti. Rileviamo da una lettera di Cicerone7, che Quinto suo fratello fecesi intagliare un lucerniere (lychnuchum) a Samo, verosimilmente da un qualche celebre intagliatore.
[..l’avorio..] §. 11. Sin da’ più rimoti tempi aveano i Greci cominciato a scolpire l’avorio8; e Omero parla non solo d’impugnature e di foderi di spade, ma ben anche di letti, e molti
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- ↑ Schol. ad Arist. Nub. v. 828. [Clemente Alessandrino Cohort. ad Gen. num. 2. p. 20. per questo fatto mette anzi Diagora tra i più saggi e illuminati filosofi dell’antichità, come quello che così fece vedere, che giusta idea aveva degl'idoli, e delle divinità de’ suoi tempi; e si maraviglia che sia stato messo tra gli artisti. È da osservarsi ancora che secondo Clemente, la statua d’Ercole era piccola, perocché Diagora la prese in mano, dicendole, che voleva farne l’istesso uso, che già fatto ne aveva Euristeo d’una consimile.
- ↑ Lib. 9. cap. 3. pag. 816. lin. 19. e segg.
- ↑ Di molte altre statue, e simulacri di legno esistenti ancora a’ suoi tempi fa menzione Pausania principalmente nel libro 2.; tra gli altri di quello di Apollo Licio antichissimo fatto da Attolo Ateniese, e dedicatogli con un tempio in Argo da Danao, cap. 19. pag. 152. lin. 34.; e nello stesso tempio vi furono dedicati poco dopo da Ipermestra il simulacro di Venere, e quello di Mercurio lavorato da Epeo, lb. pag. 153. lin. 29. Aggiugne Pausania nel primo luogo citato, che crede fossero di legno tutti i simulacri dei primi tempi, e quelli principalmente, che facevano gli Egizj. In Roma, e in tutta l’Italia le statue degl’iddii si continuarono a far di legno, anche dopo trovato l’uso del marmo, e del bronzo, finché non vi s’introdusse il lusso dopo vinta l’Asia. Plin. lib. 34. c. 7. sect. 16. Può vedersi anche Guasco De l’Usage des stat. chap. XI. ove più a lungo tratta delle statue di legno presso gli antichi.
- ↑ Herod. lib. 2. cap. 129. pag. 166.
- ↑ Ai tempi di Pausania stavano ancora nella città di Corinto due simulacri di Bacco fatti di legno, e tutti dorati fuorché il volto, che era colorito di rosso col minio. V. lib. 2. cap. 2. pag. 115. lin. pen. Di una statua di Pallade si dirà al §. 12. appresso nota A.
- ↑ Mus. Hetr. Tom. I. Tab. 15. pag. 51.
- ↑ Cicer. ad Q. Fr. lib. 3. ep. 7.
- ↑ Non è probabile che siansi lavorate statue in avorio avanti che in marmo. Comeché dalla storia, e più ancora dalle ossa fossili d’elefanti che incontransi in grandissima copia in tutte le parti del globo, Trans. Filos., e Scelta d’opusc. interess. Vol. iiI. pag. 57., inferirsi debba che l’avorio fosse una volta molto più abbondante, che ora non è; pure esser mai non potea sì comune quanto le pietre e i marmi, ed è altronde più duro, e difficile a lavorarsi; sebbene gli antichi artefici avessero il segreto d’ammollirlo, come leggiamo in Plutarco, in opusc. An vitiositas etc. op. Tom. iI. pag.499. D. Se Omero rammenta varie manifatture in avorio, dobbiamo crederle piccoli lavori, o fregi apportati in Grecia per mezzo del traffico da’ paesi nativi degli elefanti. Seneca Ep. 90. ne ascrive l’invenzione a certo Democrito, menzionato pur da Laerzio Vit. phil. lib. 9 p. cap. 43., e ivi Menagio Tom. iI. pag. 410., ma nessuno dei due c’indica a quali tempi vivesse. Delle statue d’avorio sì greche, che romane ne da una copiosa notizia Francesco Giunio de Pict. vet. lib. 3. cap. 11. pag. 289.