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Alessandro, ai tempi di Demetrio Poliorcete nella Beozia, nelle città vicine ad Atene, e nominatamente a Platea1, in occasione delle feste, che in memoria di Dedalo loro primo maestro colà si celebravano. Esaminando que’ lavori ognuno atto rendevasi a portare un più sicuro giudizio delle opere dell’arte; e questa molto vantaggio traeva dall’emulazione degli artisti, poiché il modellare in argilla per lo statuario è appunto come pel pittore il disegnar sulla carta. E siccome il sugo che stilla dal primo pigiar de’ grappoli, è il vino migliore; così l’ingegno dell’artista scorgesi in tutta la sua naturalezza e verità ne’ lavori su materie molli, o sulla carta da lui fatti; ma quando produce quadri finiti, o statue alle quali data sia l'ultima mano, la diligenza usatavi, o la sovrappostavi vernice ne vela, a così dire, l’abilità e i talenti.

§. 5. Che tal maniera di lavoro sia stata sempre tenuta in pregio dagli antichi, rilevasi dal leggere presso gli storici, che quando, per la colonia mandatavi da Giulio Cesare, risorse Corinto dalle sue ceneri, tra i lavori dell’arte che diseppellivansi da quelle rovine, non meno le opere di argilla si ricercavano, che quelle di bronzo. Abbiamo ciò da Strabone2, la cui espressione sembra non essere stata ben intesa da Casaubono suo traduttore seguito poi dagli altri3,


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  1. Dicæarch. Geogr. pag. 9. V. Meurs. Græcia feriata, sive de fest. Græc. lib. iI. v. ΔΑΙΔΑΛΑ, oper. vol. iiI. col. 834. [Dicearco parla dei figuli di Atene, che nei giorni di festa solevano mettere in mostra i loro lavori di creta rappresentanti figure d’uomini, e di animali: Ecco il passo restituito dal P. Paciaudi Monum. Pelop. Tom. iI. §. IV. pag. 43.: His vero, qui eam (urbem Athenarum) habitant id bene evenit, ut omnibus suis artificibus (figulinis) magnam laudem ab adventantibus comparent, cum læto die in publicum efferunt admiranda animalium, et hominum exemplaria argillacea excellentissima. Nelle feste di Dedalo a Platea si esponevano quattordici statuette di legno, in memoria di Dedalo, che in quello avea lavorato, come riferisce Meursio al luogo citato coll’autorità uniforme degli scrittori antichi.
  2. Geogr. lib. 8. pag.785. B. e seg.
  3. Già abbiamo avvertito pag. 18., che Casaubono non ha tradotto Strabone ma commentato soltanto. Dopo di lui nell'edizione fattane nell'anno 1707. in Amsterdam, alla pagina citata num. 3, è stato rilevato colle ragioni di Salmasio Exercit. in Solini Polyhistor. capit. LII. Tom. I. pag. 378., che τορεύματα ὀστράκινα andava spiegato per cælata fictilia, bassi-rilievi in creta. Winkelmann che ha più volte citata questa edizione non dovea ignorarlo.