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convessa delle gemme egiziane1 e delle etrusche, non si può a meno d’inferire che gli Etruschi abbiano dagli Egizj ricevuti que’ simboli; per la qual cosa rendesi anche verosimile che appresa ne abbiano l’arte dello scolpire. E a vero dire, non sarebb’egli stranissimo, che un sì vile e schifoso insetto fosse stato adottato qual simbolo sacro non da un solo, ma da molti popoli, senza che uno lo avesse appreso dall’altro? V’è anche ragione di congetturare, che i Greci medesimi sotto la figura dello scarafaggio qualche cosa di particolare significar volessero; e quando Pamfo uno de’ loro più antichi poeti parla di Giove negli escrementi di cavallo involto2, intendere si può bensì, che per quest’emblema indicar volesse che alle più abbiette cose eziandio la divinità s’estende, ma è più probabile ancora, che il poeta, usando sì bassa immagine, allo scarafaggio alludesse, il quale nello sterco di cavallo o di bue vive e di esso si nutre.

§. 21. Ove però io pur convenga, che verosimilmente dagli Egizj passasse agli Etruschi questa figura simbolica, non è quindi necessario supporre, che per imitarla siano questi andati fino in Egitto; né verosimilmente v’andarono, poiché ai tempi di cui parliamo interdetto erane l’ingresso ad ogni straniero, altronde poté quel simbolo ben passare a loro per qualche altro mezzo. Ma non può dirsi lo stesso dell’arte, né potea questa impararsi se non coll’istudiarne i lavori originali e sul luogo medesimo.

§. 22. L’asserzione d’alcuni greci scrittori che hanno


pre-


  1. Sotto nome di gemme egiziane non intendo io già di mentovare lavori d’antichi artisti d’Egitto, ma bensì quelle opere de’ tempi posteriori, forse del terzo o quarto secolo dell’era cristiana, che per lo più sono in basalte verdiccio, e su le quali sono incisi i geroglifici e le divinità di quella nazione.
  2. Ζεῦ κύδιστε, μέγιστε θεῶν, εἰλυμένε κοπρῷ,
    Μηλείῃ τε καὶ ἱππείῃ καὶ ἡμιονείῃ,
    Massimo fra gli dei, nume sublime,
    Che del caval, del mulo, e della pecora
    Nello sterco t’avvolgi, e nel concime.

    Ap. Philostrat. Heroic. cap. 2, §. 19. pag. 693.