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LIBRO II 77

francesi, la grandezza assicurata pei dilatati confini di dominio, i benefici della pace faceano sentire imperioso il bisogno di ristorare la conculcata religione cattolica. I desideri dal console manifestati, la presenza del nunzio apostolico in Parigi e dell'inviato di Francia in Roma, le trattative incominciate infiammavano maggiormente gli animi ad ottenerla. Debole per altro era la fiducia che nudrivasi in Roma di conseguire questo beneficio supremo. E perchè da un lato, prudentemente operando, non intendevasi precipitare nelle risoluzioni e perchè dall'altro nella diplomazia voleasi quello slancio, quella celerità, che avea Napoleone portato sù i campi di battaglia, si destarono i mali umori. Questi che erasi vantato l’amico migliore di Roma, che a Cacault avea detto: « trattate col papa come se avesse duecento mila bajonette »1, bruscamente scrisse al ministro di ritirarsi in Firenze presso il generale in capo Gioacchino Murat, se frà tre giorni non fosse sottoscritto il concordato stabilito a Parigi per la santa sede dall'arcivescovo Spina e dal padre Caselli teologo e consultore delle congregazioni romane e per la Francia da Giuseppe Bonaparte, da Emmanuele Cretet e Giuseppe Bernier2, dal segretario di stato Consalvi e dal plenipotenziario Cacault. Obbediva ai comandi del console l'ambasciatore, che prima di allontanarsi dalla capitale, ove lasciava il segretario d'ambasciata, domandata udienza dal papa, consigliavalo a spedire il cardinal Consalvi a Parigi come quello che avrebbe agevolmente superati gli ostacoli3. Pio VII convocava innanzi a se il sacro collegio,

  1. Allorchè l'ambasciatore confidenzialmente lo disse a Pio VII, questi che amabilissimo era e nei modi piacevolissimo, risposegli che i soldati di Gesù Cristo sono in un numero ben maggiore di quelli che attribuivagli il console della repubblica francese.
  2. Era Bernier dottore in sacra teologia e parroco di s. Laud d’Angeres.
  3. Narravasi nei crocchi politici che il ministro plenipotenziario di Francia per persuadere il cardinal Consalvi intorno alla necessità di presentarsi a Napoleone, dopo avergli letto in aria di mistero il dispaccio ricevuto da Parigi, gli abbia agginuto: « Quì vi sono alcune male intelligenze: il primo console non vi conosce: molto meno conosce il vostro ingegno, la vostra destrezza, i vostri impegni, le vostre seducenti maniere, il vostro desiderio di porre un termine agli affari. Andate a Parigi: voi gli andrete a grado senza dubbio, voi ve la intenderete benissimo seco lui. Egli vedrà quanto valga un cardinale, uomo di spirito, e farete frà voi due il concordato. »