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76 VITA DI PIO VII

stro Lebrbach, e il generale francese Lehorie riempì di speranze e di meraviglia l'Europa. Queste caddero, si aumentò quella quando il dì tre dicembre si venne nuovamente alle armi. Fu memoranda la battaglia di Hohenlinden combattuta mentre la neve cadeva dirotta sugli eserciti belligeranti: i feriti, abbandonati lungo le vie, perivano in mezzo al gelo: gli austriaci, sempre in perdita, passarono la Salza, i francesi entrarono in Liniz, l'armata del Reno passò l’Inn: Moreau segnava ogni giorno un trionfo: i gallo-batavi vinsero a Bamberga, i grigioni attraversarono le nevi e per circondare le formidabili linee dell’Adige valicarono la Spluga. L'armata d’Italia, superato a viva forza il passaggio del Mincio, posto il blocco a Mantova, s'approssimava a Vienna. Il valoroso arciduca Carlo, cui furono avverse le sorti di guerra, si vide obbligato a chiedere un nuovo armistizio: l'ottenne: il dì ventisette dicembre fu sottoscritto a Steyer1: era preludio della pace di Luneville. E questa pace infatti, modellata su quella di campo Formio, sottoscrivevasi il giorno nove dal conte Luigi Cobenztel per l'Austria e da Giuseppe Bonaparte per la Francia. Respirava l'Europa, attendeva giorni tranquilli l’Italia, avvantaggiavansi le condizioni di Francia2. La felicità delle armi

  1. Questo armistizio, che come dicemmo, preludiava la pace segnata a Luneville fu vantaggioso ai francesi, perchè la linea della Traun e dell'Enns era forzata. Bellegard avendo i due passi di Salzburg e d'Inspruck coll’unirsi alle truppe, che stavansi nel Tirolo potea colpire l'inimico alle spalle e intercettargli ogni comunicazione. Appoggiando la linea francese al Danubio, e alle montagne di Tirolo, ed occupando le piazze di Kneffseitn, Scharaitz e Braunau si trovarono nella condizione di ricominciare la guerra con tutti i vantaggi e quello che più interessa, con la massima sicurezza.
  2. Il Reno servì di confine alla Francia, l'Adige alla Cisalpina: fu fissato il destino della Toscana: il duca di Parma ebbe il titolo di re d'Etruria: si promisero vasti compensi in Germania al deposto granduca. Si diede all'arciduca Carlo e al di lui zio Ferdinando la libertà di alienare i beni patrimoniali, il primo nei Paesi Bassi, il secondo in Lombardia.