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legge a quella larva di concordato, dichiarato dal papa irrito e nullo. Si rinnovano i rigori verso l'augusto prigioniero: il cardinal di Pietro, creduto autore di quella lettera, è deportato. Stretto dalle angustie, derogando alle antiche leggi, provvede il papa al futuro conclave e le sue determinazioni partecipa al sacro collegio. IL rigore dei nemici non giunge ad alterare l'amabilità del suo carattere, la soavità dei suoi modi. Napoleone tenta di nuovo la sorte delle armi e vince la battaglia di Lutzen. Maria Luisa partecipa a Pio VII la vittoria ottenuta sugli alleati: Si tratta della pace e fra le imposte condizioni avvi quella di restituire il papa al possesso dei suoi dominî. Rifiuta Napoleone e inevitabile diviene la guerra. Scrive Pio al nunzio apostolico di Vienna Severoli e la lettera, affidata al conte Tommaso Berneth di Fermo, giunge al destino. Stegue la sanguinosa battaglia di Lipsia. Torna Napoleone a Parigi: i sovrani alleati minacciano le fronterie. Il papa, fidente in Dio, attende nel silenzio della prigione al vantaggio della chiesa universale, e acremente rimprovera il vescovo di saint Flour, che ad onta dei suoi divieti, amministra quella diocesi. Al declinare della potenza napoleonica in tutte le chiese di Francia pregasi pubblicamente per la liberazione del papa. Invano l'imperatore sollecita una nuova leva di uomini. Il senato gliela ricusa. Gli eventi s'incalzano: gli alleati guadagnano terreno: sente Napoleone il bisogno di restituire al pontefice la libertà e invia diversi negoziatori di pace, ma invano. Pio VII nulla accorda all'imperatore che, cedendo alla forza degli avvenimenti, ordina la di lui immediata partenza. Il papa si divide dal popolo che lo acclama e dai cardinali che lo accompagnano con i desideri e coi voti.


LIBRO VII.


I cardinali, lasciando Fontainebleau, vengono confinati in varie città della Francia. Il pontefice riceve omaggi dovunque passa. Il colonnello Lagorse, che vede impossibile frenare il pubblico entusiasmo, domanda al papa il favore