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commovevane al racconto dei suoi patimenti e della sventura che lo aveva colpito. Fu visto il buon vecchio, sollevando gli occhi al cielo, far con la mano segno di benedirli.

XVI. A rendere più dolorosa e memoranda la vicina perdita dell'amato pontefice si aggiunse nuova sciagura. Gli storici profani ci parlarono di statue grondanti sangue nel foro, di vittime favellanti nei templi, tristo presagio, diceano, della morte di Cesare. La nostra Roma fu scossa in quei giorni di lutto da una orrenda catastrofe, alla quale nobilmente ripararono i pontefici successori. La basilica Ostiense, solitario monumento consacrato sulla sponda del tevere all’apostolo delle genti, videsi in cinque ore ridotta ad un cumulo di fumanti rovine. 1 Ricordavano i romani, che nell’annesso cenobio il pontefice moribondo avea passati molti anni di vita modesta e religiosa, insegnata filosofia e dritto canonico: sapeano come amò sempre quel chiostro, quel tempio, che il corso di quindici secoli avea rispettato. Per risparmiargli un inutile dolore, fra i moltissimi che lo agitavano, si volle e fu prudenza, tacergli l’orribile caso, che avea posta l’afflizione in cuore ai romani, i quali da questo avvenimento traevano sinistri presagi intorno alla vita del papa. Incominciata dall’imperatore Teodosio, condotta a termine dal figlio Onorio, piissimo principe, conservò sempre la primitiva sua forma. Divisa in cinque navate, oltre la crociera, ornata in quattro ordini da ottanta colonne, fra le quali, guardate con invidia dallo straniero, erano ventiquattro di bellissimo paonazzetto che un tempo ap-

  1. Imitando Leone XII l'esempio dei suoi predecessori Bonifacio IX, Martino V, Eugenio IV e di altri pontefici, volle con una enciclica, che incomincia Ad plurimas, atque gravissimas diretta ai vescovi dell’orbe cattolico, eccitare i fedeli a concorrere con volontarie obblazioni al riparo della basilica Ostiense consumata dal fuoco. Fu secondato l’invito e dalle sue ceneri risorse splendidissimo il tempio dedicato al dottor delle genti. Tante cure gli profusero i pontefici, tante l'ingegno eminente dell’architetto commendatore Luigi Poletti da farci dire con san Girolamo che il sepolcro di san Paolo, servo di Cristo, è più illustre che i palagi dei re.