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206 VITA DI PIO VII


XI. Lo sparire dell’astro, che avea brillato di tanta luce non fece più sicura l'Europa. Dovea dirsi cessata la lotta, ma non gli elementi, che potevano provocare nuove sciagure. Immense somme aveano disperse i governi per sostenere la guerra: le società segrete si agitavano, operavano nel mistero: i nuovi rivolgimenti o verificati o temuti, compromettevano la tranquillità mondiale. Nè a disgombrar tante nubi, ad appagare tanti bisogni credeasi bastante il congresso, per i concerti di Lubiana, adunato in Verona. Erano colà convenuti gl’imperatori d'Austria e di Russia, il re di Prussia, i sovrani d'Italia, e gli ambasciatori di quelle potenze1. Le condizioni dello stato pontificio poteano aggravarsi e nuovi avvenimenti sovrastare alla chiesa. Temeasi per la salute del papa: avea egli già oltrepassato l'ottantesimo anno; mantenevasi florido, dicea al suo medico e a quelli che il visitavano, di sentirsi in forze e di esser pervenuto ad una età, che non credea di raggiungere, ma tutto ciò non bastava a riassicurare gli spiriti, a sostener le speranze. Le autorità davano prove di zelo, il cardinal segretario di stato, quantunque oppresso da una febre ostinata, non cessava dal trattare gli affari, quando a contristar gli animi sopravvenne nuova sciagura. Passando Pio VII dallo scrittoio alla camera da letto, cadde presso l'inginocchiatoio: accorsero i famigliari al rumore, lo sollevarono da terra. Accusava una leggiera doglia al fianco: fu però breve il

  1. Metternih e Lebzeltern per l'Austria, Chàteaubriand e Montmorency per la Francia: per l’Inghilterra Wellington, e Strangtord-Canning: per la Prussia Hardemberg e Bernstorf: Nesselrode, Lieven, Pozzo di Borgo e Tatichef per la Russia. Spedì il pontefice suo plenipotenziario il cardinal Spina genovese: il re delle due Sicilie avea seco il principe don Alvaro Ruffo: fecesi il re di Sardegna seguire dal suo consigliere il conte della Torre. Questo congresso che servì a render più forte e più temuta la lega, fu tenuto nell’ottobre 1822.