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168 VITA DI PIO VII

di promessa fatta a Giuseppe del riconoscerlo re, se garantiva gli stati di santa chiesa e tacevasi di Gioacchino che per la investitura del regno promettea consueto tributo: poi, quasi avessero quelle dicerie trionfato delle giuste esigenze di Roma, chiedea la libera cessione di Benevento e Pontecorvo, proponendo di assumere non so quanto debito avea lo stato col monte Napoleone di Milano per compensi accordati al principe Eugenio. Dissero che il papa si dolse delle espressioni usate in quella lettera: avvisatone Ferdinando, si mostrò dolente dell'avere amareggiato un venerando pontefice, le cui virtù aveano fatto meravigliare l'Europa. Vedute le resistenze, fu prudenza desistere dalle trattative. Roma sperò nella pietà del re, Napoli nelle variate condizioni dei tempi.

XV. Molti e onorevoli per la santa sede furono intorno a quest'epoca i trattati dalle varie corti di Europa conchiusi col papa. Vollero molti giovarsi del raro ingegno e della straordinaria attitudine di Consalvi nel trattare gli affari e appianare le differenze e andavano fiduciose proponendo convenzioni e trattati, che vidersi in varî tempi conchiusi: solo per gli affari ecclesiastici della Germania, che agitavano l'animo di Pio, o si andava a rilento o non si adottarono provvidenze. Domandò l' imperatore il privilegio di nominare alle sedi vescovili del Veneto e della Dalmazia, e l'ottenne per se e suoi successori: desiderò regolare la navigazione del Po e piacque al papa di secondarlo. Si stabilirono in perfetta armonia le convenzioni con la Baviera, per le quali vennero saviamente le cose ecclesiastiche riordinate, provveduto alle sedi episcopali, assicurata la dotazione delle mense e dei capitoli, dei quali agli ordinari lasciavasi la libera amministrazione: stabilivansi le norme per la istituzione dei seminari, promettevasi conveniente dotazione agli ordini monastici d'ambo i sessi destinati ad educazione dei giovani nella religione e nelle scienze: autorizzavasi in fine il re alla nomina delle sedi vacanti, promettevasi libero l’esercizio dell’autorità episcopale, procedevasi in tutto giusta le leggi canoniche e il concilio di Trento. Sottoscrivevano quest'atto Ercole