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gli soltanto i monumenti, che la mano dell’uomo non potea togliere a Roma. Sentivasi il bisogno di un abile negoziatore e parve che solo a Canova potea confidarsi incarico di tanta importanza. Andate, diceagli piacevolmente Consalvi, a compiere il dovere di principe perpetuo dell’accademia di san Luca: Roma colloca nelle vostre mani le sue speranze: e il grande artista partiva per Parigi latore di una lettera dei papa per Luigi XVIII e di un'altra diretta a Talleyrand da Consalvi. Canova portava i voti dell'accademia che spinta dell'amor suo per le arti all’acclamato presidente perpetuo consegnava un'istanza da presentarsi alle potenze alleate, nella quale facendosi interpetre dei voti e dei bisogni di Roma implorava la restituzione degli oggetti involati. Grandi ostacoli e impreveduti trovò egli a Parigi: velato pretesto al rifiuto diceasi il trattato di Tolentino1: causa vera il dolore dei francesi di dover perdere tanta dovizia di opere d'arti meravigliose. Era però difficile il resistere alla nativa piacevolezza Veneziana, alla modesta natura, all’evidenza degli argomenti dell’inviato di Roma. Dicevasi in una nota diretta alle potenze alleate, che avendo le armi loro restituito alla Francia il re, il pontefice a Roma, anch'esse le belle arti, sacre alla religione, utili alla società, costituenti un ramo a cui non è estranea la politica di ogni stato, meritavano il loro favore. Roma sola, scrivea Canova è la metropoli, che può offrire ad esse un albergo degno di loro: in Roma la terra, il cielo, il clima, lo stile degli edifici, i costumi soro posti in tale armonia con l'antica grandezza da sollevare gli spiriti a nobili e sublimi concetti. Dividerli dai monu-

  1. Il trattato di Tolentino, che equivale ad uno spoglio violento, era imposto a Pio VII dall'esercito repubblicano, sceso dalle Alpi a rovina d'Italia. I ministri di Luigi XVIII trinceravansi dietro un alto, del quale non si tenne conto a Parigi e a Vienna, ove nessuno dei trattati napoleonidi fu rispettato. Sarebbe stata manifesta ingiustizia il non secondare le domande di Pio, e le giuste speranze di Roma.