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154 VITA DI PIO VII

la camera, i decurioni della città, i magistrati, i professori universitari. Dimorò tre giorni in Torino: nel secondo aprì la custodia che serba la sacra sindone la quale, esposta alla venerazione dei fedeli, venne il dì seguente rinchiusa nell’urna, a cui si apposero i pontifici e reali sugelli. Benedetto con essa dalla loggia del reale palazzo il popolo torinese, venne con processione devota collocata di nuovo nella reale cappella. Dopo scambievoli dimostrazioni di affetto fra i due sovrani, riprese il papa il viaggio alla volta di Roma. Giunse in Modena la vigilia del corpus Domini, ricevuto nel palazzo ducale. Accompagnato il di seguente da due cardinali, seguì a piedi la processione solenne, avendo al fianco il duca, la duchessa, la corte. Una lettera del cardinale pro-segretario di stato preveniva il gran duca di Toscana che il santo padre per la via di Firenze sarebbe rientrato nei supi domini. Ferdinando Riccardi, Leopoldo Ricasoli, nobili fiorentini, furono da Ferdinando II inviati alla frontiera per ricevere e corteggiare il pontefice. Si trattenne la notte a Pistoia nel palazzo del vescovo: mosse il dì seguente per Prato, giunse alle nove della sera a Firenze. Lo attendeva alla porta della città con le mute di corte il consigliere di stato Amerigo Antinori: dragoni, granatieri, cacciatori stavano sotto le armi: agli sportelli della carrozza erano il general Bava, il colonnello d'Etavet: un numero immenso di cittadini con torce accese precedevano, seguivano la carrozza del papa: era la città illuminata, i cittadini esultanti. Gli arcivescovi e vescovi della Toscana, invitati dal gran duca, lo attendevano all'ingresso del tempio di santa Maria novella, ove il papa pregò innanzi al sacramento, compartì al popolo la benedizione, si diresse al palazzo Pitti. Celebrò il dì seguente la messa nella chiesa della Maddalena, quindi visitò i conservatorî di Ripoli e di sant'Agata; intervenne alla processione solenne dell'ottava del corpus Domini e fu riaccompagnato alla reggia dal plauso dei cittadini, che con torce accese, di nuovo circondarono la sua carrozza. Profittando della circostanza, parlarono insieme Pio VII e Ferdinandò II della disciplina ecclesiastica o negletta o va-