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LIBRO VIII 143

tendessero fra loro. Era in Napoleone più abilità che fortuna, in Gioacchino più ambizione che senno. Per messaggi spediti all'imperatore, diceagli il sire di Napoli, avrebbe attaccati gli austriaci e se la vittoria rispondeva ai suoi voti, si vedrebbe raggiunto da esercito formidabile: intanto, a riammorbidire la collera imperiale, aggiungea: essere omai giunto il momento di riparare ai suoi torti e mostrargli la sua devozione. Dai campi di Auxerre rispondeagli nel marzo Napoleone: aspettasse, preparando le armi: l'ora del mostrarsi in campo avrebbela intesa da lui. Era tardi: l'impazienza murattiana, rotti gl’indugi, avea varcati i confini del regno. Con questo atto, con i suoi proclami dettati per commovere lo spirito degl'italiani, disgustò i sovrani, che poco riposavano sulla sua fede, e compromise per sempre la sua e le speranze dei figli1. La regina lasciata al governo di Napoli, donna di animo forte e superbo, minacciata dall’inglese Campbell che imponea duri patti, scese agli accordi. Pietosa ai suoi, in tanta concitazione di animi, inviava i quattro piccoli figli a Gaeta e apprestava l'imbarco alla madre Letizia, alla sorella Paolina, allo zio cardinal Fesch che, ambasciatore di

  1. Correa per le mani di tutti il seguente programma, a cui non prestarono fede gl'Italiani « Suonò l’ora in cui debbono compiersi gli alti destini d’Italia. La provvidenza vi chiama ad essere una nazione indipendente. Dalle Alpi allo stretto di Messina odasi un grido solo - L’indipendenza d’Italia - Ed a qual titolo popoli stranieri pretendono togliervi questa indipendenza, primo diritto e primo bene di ogni popolo? A qual titolo signoreggiano essi le vostre più bella contrade? Invano dunque innalzò per voi la natura la barriera delle Alpi! No: sgombri dal suolo italiano ogni dominazione straniera. Padroni una volta del mondo espiaste questa gloria con venti secoli di oppressioni e di stragi ». Conchiueva « Italiani, stringetevi in salda unione, ed un governo di vostra scelta, una rappresentanza veramente nazionale, una costituzione degna del secolo e di voi garantiscano la vostra libertà e prosperità interna tosto che il vostro coraggio ne avrà garantita l'indipendenza.» Non prestò fede l’Italia ad un programma, che al nome di Murat francese aggiungea l'altro del francese Millet.