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140 VITA DI PIO VII

solennizzava l'anniversario del suo ingresso in quella città, impugnava le armi per sostenere nella Francia meridionale le parti del re: solo Pio VII, in mezzo a tanta concitazione di mali, vivea tranquillo e animando quelli che gli stavano intorno, li assicurava che la procella non avrebbe durato tre mesi. Intanto Napoleone da Antibo passava in Provenza, da questa entrava in Cannes, giungeva acclamato a Digne, capitale delle basse alpi, spargendo proclami, promettendo felicità, invitando i soldati a raccogliersi sotto l'aquile imperiali. Le truppe, spedite da Parigi a combatterlo, abbassavano le insegne, salutavano l’imperatore, che giungeva senza ostacoli a Lione, marciava sopra Parigi e portato dal favore dei popoli e dalla fortuna, risaliva i gradini del trono. Luigi XVIII riparava in Olanda, rimanea prigioniero il fratello duca di Angouleme del generale Gouchy. Ad attenuare gli effetti e a temperare gli sdegni del manifesto viennese, rispondeva Napoleone: ricusare la Francia obbedienza ad un re imposto dalle armi straniere: altri e non esso violatore dei trattati: negargli il borbone l'appannaggio promesso, minacciare di togliere a Maria Luigia imperatrice il ducato di Parma e Piacenza, manifestarsi fra i monarchi il desiderio di confinarlo in un'isola dell'oceano: aggiungea in fine, averlo la Francia accolto come liberatore, ed esso nulla più voler che la Francia. Queste dichiarazioni facea pubblicare dal consiglio di stato ed egli scrivendo a tutti i sovrani di Europa affrettavasi a dichiarare, essere il suo ritorno in Francia opera di una potenza irresistibile, della volontà unanime di una gran nazione che conosceva i propri doveri, e non rinunciava ai propri diritti. Assicurava del resto, che la Francia, gelosa della sua indipendenza, rispettava quella delle altre nazioni, prometteva in fine che la giustizia, assisa sulle frontiere degli stati, ne avrebbe garantiti i confini. Queste le pratiche usate verso le potenze di Europa, diverso il metodo tenuto col papa e col suo ministro. Scrivea al cardinal Pacca il duca di Vicenza signor di Caulaincourt e diceagli come Napoleone, che impose a se stesso il più grande dei sacrifici quando, abdicando