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126 VITA DI PIO VII

rati cittadini, di promovere gli studi, di assicurare il progresso delle scienze.

XXI. Omai compivansi i destini di Gioacchino Murat che, con le feste e le apparenti allegrezze della reggia, cercava nascondere le inquietudini, dalle quali era agitato. Mentre faceva protestare da Campochiaro suo ministro a Vienna, ch'egli desideroso di pace e sciolto dai legami, che l’obbligavano al cognato e alla Francia, confermava i patti di alleanza con l’Austria, correa con le truppe napolitane in Ancona e le spingea verso il Po, per provvedere ai casi di guerra: questa determinazione imprudente dicea suggerita non da ambizione di dominio, ma da desiderio di pace. In mezzo a questi fatti, che ne rendeano dubbia la fede, domandava alla santa sede l'investitura del regno e più compiacente di Ferdinando Borbone, promettea il pagamento del tributo, che dicono chinea. Roma non ne curava le offerte; avealo in sospetto Vienna; sapeano gli alleati che, per segreti maneggi, idee sovversive, promettenti un'Italia unita, andavansi spargendo fra i popoli sottoposti all'autorità del pontefice. S'ingigantivano i dubbi ed entrava nell’animo dei principi alleati la diffidenza nel vedere accolti i disertori austro-italici e i cospiratori lombardi ricevuti fra le fila dei soldati di Napoli. Nelle città di provincia e nella capitale era gran rumore di uomini, armi e cavalli: se ne vedeva la mole, se ne immaginava lo scopo. Per la concordia risorta fra i due cognati, dall'Elba più d'una volta recavasi alla corte murattiana la principessa Paolina Borghese e da porto Longone non meno che da Parigi giungevano personaggi cari al re, sospetti agli ambasciatori delle potenze alleate che visitavano la reggia, ne spiavano i movimenti e sotto apparenze di ossequio nascondevano l'avversione, il sospetto e lo sdegno. Tutto quello che sapeasi di Murat provocava in Sicilia l'ira di re Ferdinando, fidente nei congiunti risaliti su i troni di Francia e di Spagna, ispirava serî timori in Vienna, in Roma allarmava gli spiriti. Tali erano le condizioni dell’Italia meridionale, le quali esercitavano nelle provincie papali un'influenza funesta quan-