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106 VITA DI PIO VII

Giacomo Bresca1. Seguiva maggior numero di verginette con cestelli di verdura e di fiori, che spargevano lungo la via, cantando l’osanna proseguito dal popolo. Erano quarantacinque fanciulle educate nel conservatorio della provvidenza. Tutta la schiera circondò il santo padre e lo seguì sino alla porta, ove un'onda di popolo rese impossibile l'avanzarsi: i più audaci giovanetti, fiancheggiarono la carrozza tirata a braccia da settantadue giovani romani di civile condizione in abito nero, con bandoliere e tracolle di corame, dalle quali pendevang cordoni di seta cremisina con piccoli uncinetti raccomandati al timone: servitù sopportabile, perchè imposta dagl'impeti dell'affetto: così duravano sino all’atrio della basilica vaticana, ove deposero le palme ai piedi del pontefice, vero martire di dispotismo efferato.

X. Varcata appena la porta della città, vide Pio VII riverente ai suoi piedi il senato romano venuto a tributargli

  1. Disse Sisto V reo di morte chiunque osasse alzar la voce nella occasione in cui dall’architetto Domenico Fontana si ergea per suo ordine il famoso obelisco egizio sepolto nel circo Neroniano, da esso innalzato nel centro della piazza del Vaticano. Un antenato del medico Giacomo Bresca era co! popolo per ammirare lo spettacolo. I segnali del movimento di quell’immenso monolite davansì dal Fontana col mezzo di wn trombettiere. Atterrito dal rigoroso editto, osservava il popolo un profondo silenzio. Mossa dagli argani e dalle corde quella mole imponente cera già presso al suo piedistallo quando un Bresca marinaio di san Remo gridò ad alta voce: Acqua alle corde. Comprese 1° architetto il pericolo dell'allongamento dei canapi, necessario effetto della tenzione, e utilissimo gli tornò quel consiglio. L’obelisco andò al suo posto salutato dagli applausi del popolo. Il Fontana presentò ai piedi di Sisto il Bresca, che avea rotto il divieto, per implorargli perdono. «Qui non trattasi di grazia, rispose il papa, ma di premio. "Domandò questi per se e per i discendenti il diritto di fornire le palme al palazzo apostolico nel tempo pasquale e l’ottenne: Sisto accordavagli nome di capitano onorario, dritto d'innalzare la bandiera pontificia a bordo del suo bastimento. Memore la di lui discendenza di tanta degnazione, inviò ogni anno al pontefice prigioniero in Savona le palme e volle onorato con queste il suo glorioso ritorno.