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LIBRO VII 105

Correndo la via flaminia, portato dall'amore e dalla riverenza dei popoli, giungea Pio VII alla sponda sinistra del tevere quando, sulla torre che guarda il ponte milvio, s'innalzò la bandiera pontificia. Un colpo di cannone tratto da castel Sant’Angelo salutò quel sacro pegno della pace europea e pose il colmo all'entusiasmo romano. Il papa, che avea preso breve riposo alla Giustiniana, posta a sette miglia da Roma, atteso da Carlo IV re cattolico, dall’augusta consorte e dagl'infanti di Spagna, complimentato a nome di sua maestà brittanica da Roberto Fagan console d'Inghilterra, prima di varcare il ponte famoso, in un casino depose l'abito viatorio, assunse la mozzetta e la stola, accolse l'omaggio dei personaggi che dovevano seguirlo, fra i quali Lebtzerten inviato austriaco, il cavalier Pinto ministro di Portogallo e lo stato maggiore napolitano col generale alla testa e riprese la via. Precedea la carrozza nobile, donata al santo padre dal re di Spagna, la cavalleria ungherese, seguiva la napolitana e dopo quell'apparato splendidissimo d'armi vedevansi le carrozze del marchese Sacchetti foriere, del marchese Piccolomini cavallerizzo, del prelato maestro di camera dei sacri palazzi. Monsignor Speroni a cavallo sostenea la croce pontificia, circondata dalla guardia svizzera nel suo antico uniforme. Il pontefice avea seco i cardinali Mattei e Pacca: il primo decano del sacro collegio, l'altro camerlengo di santa chiesa e pro-segretario di stato. Ultime venivano le carrozze dei cardinali, del maggiordomo, degli ambasciatori, dei ministri, dei principi romani, lieti di partecipare al trionfo del santo padre, che commosso a tante dimostrazioni di affetto e di simpatia, facea a tutti buon viso, benedicea al popolo, che di grida frenetiche facea echeggiare i monti parioli e la via. Inoltravasi a passo lento il corteggio, quando lungo la strada flaminia due schiere di fanciulli d’ambo i sessi uscirono dal casino del chirurgo Viale per festeggiare il pontefice. Erano ventidue orfanelli del collegio in Aquiro in zimarretta bianca, in cotta e barretta, aventi in mano altrettante palme portate in Roma dal dottore