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100 VITA DI PIO VII

principe avea gran parte compiuta dei suoi doveri, quando mosse alla volta di Ancona. Festeggiato da ogni ordine di cittadini, che anelanti correvano a salutarlo lungo le vie e nelle città, traversò Rimini, dimorò a Pesaro, ov'era ricevuto nel palazzo dei conti Machirelli con gli onori dovuti alla dignità suprema di un tanto ospite; partì quindi per Ancona, che lo accolse con indicibili trasporti di gioia. Vestiti in bell’uniforme vollero i marinai anconitani staccare i cavalli dalla carrozza e trarlo come in trionfo in mezzo alle grida di esultanza, al rimbombo dei cannoni e al suono festivo delle campane. Giunto sulla piazza di sant'Agostino, ove sorgeva un arco trionfale, eretto alle spese dei cittadini, benedì al popolo e benedì al mare dalla loggia dei mercanti, adobbata con tale èleganza da far nascere nel papa il desiderio di rivederla illuminata la sera. Vi si recò al cadere della notte e, assiso in trono, ricevè al bacio del piede le mogli dei mercanti: benemerita classe che con l'industria e il commercio forma la ricchezza e la gloria di quella città. Accolto nel palazzo dal conte Pichi, vi si trattenne due giorni: coronò di sua mano nella cattedrale l'immagine prodigiosa della Vergine, venerata sotto il titolo di regina dei santi: scortato quindi da una guardia d'onore in ricco uniforme rosso, partì per Osimo e da quella città, dopo brevi indugi, si diresse a Loreto. Qui presentavasi sommessamente al pontefice il cardinal Fesck per domandare un asilo in Roma a madama Letizia e Pio VII, che non aveva dimenticato il coraggio con cui l'arcivescovo di Lione prestò il giuramento prescritto da Pio IV, amorevolmente lo accolse e generosamente secondando la preghiera, egli solo sottrasse la madre di Napoleone e gli altri membri di sua famiglia all'odio di quelli che nella prosperità ne aveano mendicati i favori. Celebrato nella santa casa di Nazaret un triduo solenne in rendimento di grazie a Maria e offerto un ricco dono al lauretano tesoro, parti per Recanati accolto nobilmente daì Paradisi, poscia dai Silveri in Tolentino, in Macerata dai Marefoschi e dai Giberti in Foligno. La severità disciplinare della chiesa esigeva che