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96 VITA DI PIO VII

e Morozzo piemontese, che ebbero quindi negli affari la maggiore influenza, lasciò quella città il giorno sedici aprile. Vide Faenza, Forlì, Ravenna, quindi si diresse a Cesena e vi giunse il dì venti. Esultò la patria di Pio nel rivedere il suo glorioso concittadino, restituito dalla provvidenza all'amore dei sudditi, ai voti del mondo cattolico. Mentre dimorava il pontefice in quella città maturavansi le ultime fasi del gran dramma, che incominciato sulle sponde della Senna dovea compiersi in uno scoglio posto nella immensità dell'oceano. Napoleone deposto dal trono in virtù di un senato-consulto1, viste inutili le difese, impossibile l'abdicazione a vantaggio del figlio, rinunziò i domini della Francia e dell’Italia, e segnò il patto, vedi giustizia di Dio, in Fontainebleau, su quella sala istessa, in cui egli, imperatore e re, avea insultato il pontefice. Affrettavasi il governo provvisorio a rimovere gli ostacoli, che potevano ritardare il viaggio del papa2: rientrava in Parigi, luogotenente del regno, il conte di Artois, accompagnato dai plenipotenziari austriaci, prussiani e russi: il venti aprile lasciava Napoleone Fontainebleau per recarsi all’isola d'Elba. In mezzo a tante. commozioni e nell’urto di tanti interessi non volle il papa lasciar Cesena e proseguire il viaggio per Roma se non vide prima diradate le nubi, che ancora accerchiavano l'orizzonte. A consolarlo

  1. Fra i senatori che, presieduti da Talleyrand, sottoscrissero a quest’alto erano tre italiani: Bonaccorsi romano, Carbonara genovese e Sammartino della Molta piemontese.
  2. Il giorno due aprile il governo provvisorio di Francia émana un decreto sottoscritto da Talleyrand, da Beurnonville, da Jaucourt e da Montesquieu, in cui dichiaravasi che il governo provvisorio di Francia -avendo saputo con dolore gli ostacoli posti in campo al pronto ritorno del papa nei suoi stati, e deplorando questa contisuazione di oltraggi, cui Napoleone ha sotto posta sua santità, ordinava che cessasse all’istante qualunque ritardo, e fossero resi al santo padre lungo la strada gli onori dovuti al supremo gerarca di santa chiesa. Dobbiamo però aggiungere che questa ordinanza riuscì inutile, dappoichè fu emanata quando il pontefice era rientrato nei suoi stati.