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94 VITA DI PIO VII

spento in cuore ai romani l'antico affetto pel papa. Grande era la mole dei fatti verificati in breve volgere di giorni, grandissima di quelli, che andavansi maturando. Sapeasi vinta in Francia dalle armi straniere la guerra, da cui dipendevano le sorti non che d' Italia d' Europa: che il buon Pio, passato il Taro, avvicinavasi ai suoi stati protetto dall’esercito degli alleati: che a Ferdinando VII appianavasi la strada di Madrid: che Milano e Venezia cedevano a Francesco I imperatore; il Piemonte e Genova a Vittorio Emmanuele re: aggiungevasi, che a Giuseppe Rospigliosi principe era dato l' incarico di prender possesso della Toscana a nome del gran duca Ferdinando NI. Tutto ciò rialzava le speranze romane, di quelli specialmente che, non parteggiando pei francesi o aveano propugnati i diritti della chiesa in modo da meritare odi, persecuzioni ed esili, o deploravano la perdita dei loro cari. Doleva ad altri ed erano moltissimi, quel vedere per le strade di Roma in aria di conquistatori i soldati di Napoli, che Gioacchino dicevano re d'Italia, Roma provincia del nuovo regno, essi operatori di metamorfosi tanto stupende1. L’ annunzio, che il papa avvicinavasi ai suoi stati venne a smentire le iattanze, a dissipar le paure. Intanto provvidenza, che regge gli umani eventi dispose, che il giorno istesso, in cui le porte di Parigi si aprirono ad Alessandro di Russia rientrasse Pio nei suoi stati. Era l' alba del trentuno marzo mille ottocento quattordici quando videsi col clero, con le autorità municipali, governative e i patrizi accorrere il popolo bolognese lungo le vie della vasta città per andare incontro al papa che attendeasi da Modena. Lo strepito

  1. Carascosa nell'occupare Bologna non dubitò dichiarare con pubblico bando « dopo molti secoli di divisione e di debolezza spuntare il desiderato giorno, in cui combattendo per gl’istessi interessi, non v'era, che ad unirsi attorno al magnanimo re, che li garantiva ». Non diversamente suonavano gli editti pubblicati gglie Marche dall'avvocato Poerio, che a nome di Gioacchino re prendeva possesso di quella provincia, che abbandonarono dopo la battagiia di Tolentino.