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76 VITA DI PIO VII

ch'egli padre dei fedeli gomea vittima della forza , che i bisogni della chiesa chiedeano il suo ritorno in Roma, che lo volea l'interesse e la pietà dei monarchi cattolici. Consalvi non era uomo da farsi sfuggire la occasione: scrisse Pio di suo pugno all’imperatore austriaco: il giovane conte Tommaso Bernetti di Fermo, quindi governatore di Roma, cardinale, segretario di stato, che stavasi a Fontainebleau a fianco dello zio cardinal Brancadoro, ebbe l'incarico di portare la lettera ad un cavaliere alemanno, Wandervek , alla santa sede sinceramente devoto. Vestito alla foggia di mercadante, recossi questi a Vienna e al nunzio pontificio monsignor Severoli consegnò la lettera del santo padre. Racchiudevasi in quella e la solenne protesta di non aver mai rinunciato ai domini temporali di santa chiesa, e la preghiera all’imperatore di ammettere al congresso di Praga un rappresentante del papa a difesa degli incontrastabili suoi diritti. Eseguì l’inviato con esattezza e fedeltà l'incarico ricevuto: consegnò la lettera, giunsero le risposte pel nunzio, ma tante cure non ebbero effetto, dappoichè i negoziatori delle potenze belligeranti, abbandonando le trattative, mostrarono aver troppo in cuore la guerra per rendere o difficile o impossibile ogni concordia. Aveano i diplomatici appena convenuto del modo, con cui doveasi trattar degli accordi, quando, pei cessati poteri, si ritirarono. Videro le potenze europee, che non era più tempo di rimanersene inoperose e si strinsero tutte in un patto. Napoleone alla dichiarazione di guerra fatta dall'Austria contrapose il decreto di nuova levata di duecento ottanta mila soldati1. Non è nostro intento discorrer le vicende della guerra terribile, la quale prostrò le forze dell’uomo che avea imposto il giogo all'Europa, bastandoci di ricordar quello che si annoda all’istoria dei patimenti e dei trionfi di Pio VII. Il fiore della gioventù francese ed italiana bagnò di sangue le nordiche pianure di Lipsia; l'imperatore che avea

  1. Moniteur 5 ottobre 1813.