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68 VITA DI PIO VII

non ancora sottoposto al consiglio dei cardinali, non ancora rattificato. Valendosi dell'esempio di Pasquale II, che pentito di una concessione fatta ad Enrico V non dubitò ritrattaria come irrita e nulla; dichiara che alcuni articoli debbono modificarsi, alcuni sono intrinsecamente contrari allo spirito della chiesa, e perciò ineseguibili sotto ogni rapporto: quindi animosamente li rifiuta, quinci per la conclusione di un solido accomodamento all'imperatore con soavi, ma energiche parole fervorosamente si raccomanda.

XIII. Giunse la lettera al suo destino: Napoleone partecipando l'accaduto al consiglio di stato, nell'impeto della collera chiamò il papa prete ostinato, quindi, abbandonandosi ad un fiero risentimento, aggiunse doversi omai disperare degli accordi se non facea saltar la testa a qualche prete di Fontainebleau, intendea i cardinali1. Queste le voci moventi da Parigi; più sinistre quelle ripetute sommessamente nelle sale del castello, sussurrate all’orecchio dei familiari. Giunsero esse a destare lo spavento nell’animo del papa e dei porporati che, udite le minacce, più del bene della sede apostolica, che di loro solleciti si dimostrarono. Mentre la prudenza del sacro collegio avvisava al riparo dei mali, che doveano prevedersi, a Parigi varie sentenze agitavansi nel consiglio di stato per paralizzare gli effetti della ritrattazione del papa. Osava perverso consigliere ricordare l'esempio di Arrigo VII per invitarlo a dichiararsi capo della religione nei suoi domini. Rigettata l’iniqua proposta dal buon senso dell’imperatore2, prevalse lo scaltro partito di tener segreta la lettera, che comprometteva tanta parte d'interessi e di speranze napoleoniche. Scrittori ligi alla imperiale potenza i vantaggi enumeravano che doveano attendersi da questo atto, che il deputato De Pard chia-

  1. Vedi detta opera, part. III, pag. 341.
  2. Ce serait, rispose Napoleone al suo consigliere , casser les vitres.