Pagina:Storia della vita e del pontificato di Pio VII.pdf/303


LIBRO VI 51

altri sfiniti di forze, altri vinti dallo spavento caddero a terra per rimaner sepolti in mezzo alle nevi. Precipitavano molti nei profondi burroni, molti, tenendo conserte al petto le braccia, agghiacciati morivano. Privi di nutrimento i cavalli, estenuati dal disagio e dalla fatica, non assuefatti ai geli settentrionali, perivano. Erano i soldati costretti ad abbandonare ad ogni passo arredi, bagagli, spoglie, equipaggi, suppellettili, artiglierie. Il giorno nove novembre un terzo dell'armata era perito, la cavalleria quasi distrutta. Rimanevansi, spettacolo miserando, insepolti i cadaveri di uomini e di cavalli, destinati ad impinguare le sponde della Beresina e del Niemen1. In tanta sventura chiamati a consiglio i marescialli di Francia, ordinava Napoleone di proseguire rapidamente la marcia. Essa divenne micidiale per l'accanimento dei russi e per l'ira degli elementi. Alcuni corpi francesi vidersi costretti ad aprirsi la strada con il ferro alla mano, altri rimasero prigionieri di guerra. Furono fieri gli assalti, sanguinosi i combattimenti, la carneficina tremenda: Napoleone istesso corse il pericolo di cader prigioniero in mano ai russi. Scortato nella fuga dai soldati di Napoli sino alle vicinanze di Wilna, volò a Parigi, ove giunse inaspettato il giorno dieciotto decembre con la speranza di ristorare di nuove leve i sostenuti disastri.

  1. Diceva Napoleone al cardinal Caprara, che la scomunica non facea cader le armi dalla mano dei suoi soldati. Nella lettera seritta al principe Eugenio leggesi « Croit-il, que ses excomunications feront tomber les armes des mains de mes soldats. » Narra il conte di Segur generale al servizio dell'impero e testimonio oculare di questa grande catastrofe, che le armi parvero insopportabile peso alle loro braccia assiderate. Nelle frequenti cadute sfuggivano ad essi dalle mani, spezzavansi, perdevansi nella neve. Se si rialzavano, se ne trovavano privi, perchè non le gettavano, ma erano loro svelte dalla fame e dal freddo. Lo stesso fatto si riporta al tom. XX cap. V di Segur « Le soldat ne pouvait tenir ses armes: elles s'échappaient des mains des plus braves » e altrove « Les armes tombaient des bras glacés, qui les portaient » Cap. VII.