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50 VITA DI PIO VII

disastrosa la ritirata: camminavano i soldati a ritroso sulle ceneri e a traverso dei macigni ancora fumanti. Lo seguiva un lungo ordine di carri, ove stavansi collocate le ricchezze dei russi: arazzi orientali, preziose stoviglie, suppellettili tolte al Kermelino: insigni trofei, ma troppo misero premio ad impresa di tanta mole! Ogni passo era contrasegnato da un combattimento, ogni combattimento da perdite sanguinose. Gli elementi, la rabbia, la disperazione congiuravano insieme alla distruzione di un'armata poc'anzi florida e bella, di un esercito prode, ma sventurato, che avea ogni giorno segnalato con una vittoria. Andavansi verificandosi i presagi di Pio, e la collera del Signore cominciava a pesare sopra la Francia, che unita all'Italia, vedea perire con la gioventù più animosa le sue speranze più belle. Ovunque passava la truppa appiccavansi incendi: il timore, lo sdegno era alimento alla militare vendetta Le prime file destavano il fuoco: distruggevano le ultime gli edifici, che la fiamma avea risparmiati. Con incredibili stenti trascinavansi le artiglierie, le casse, i bagagli: le provvigioni di guerra mancavano, mancavano le vettovaglie e i foraggi. Veniva meno il coraggio, il freddo, questo potente alleato della Russia, incominciava a pungere uomini non avvezzi a sostenere i rigori del nord. Intanto continuavano i cosacchi la loro opera di distruzione: inquietavano, intercettavano, manomettevano. A cielo aperto, in case o fumanti o vuote di abitatori, in terre abbandonate, fra i disastri del verno, nella penuria di foraggi e di viveri e col timore del nemico, che l'incalzava alle spalle, procedeva l'esercito, che ad ogni passo perdea uomini, cavalli e cannoni.

III. Era il dì sette novembre: trovavasi il centro della grande armata nelle vicinanze di Dorogobus quando all'improvviso si addensarono le nubi, si scatenarono i venti, cadde turbinosa la neve, pungente, insoffribile divenne il freddo. Avvilironsi. i soldati, perderono la loro attitudine guerriera, divennero sordi al comando. Parve, tremendo a dirsi, l'esercito intero una massa confusa di uomini famelici, assiderati. Altri abbattuti dai turbini,