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LIBRO V 41

alpi marittime giunse alle falde del Cenisio, mentre era alta la notte. Il papa, cui non fu accordato indugio di breve ora, videsi obbligato a salire le nevose balze della montagna. La febbre, conseguenza del sofferto disagio, aggravò la condizione del magnanimo prigioniero. Si giudicò impossibile, senza evidente pericolo di vita, proseguire il viaggio e fecesi sosta nell'ospizio dei monaci, che sorge sulla sommità di quei monti. Si accrebbe la febbre; domandava il viatico, che in quelle vaste solitudini eragli amministrato dal Bertazzoli. Rassegnato ai decreti della provvidenza, il pontefice oppresso dai patimenti, si disponeva a morire. Grandi precauzioni si usarono per nascondere a tutti il pericolo. Ai viandanti tennersi chiuse per circa tre giorni le vie del monte: furono però riaperte, dacchè l’augusto ostaggio, riavutosi alquanto dal male, fece in cuore ai buoni rinascere la speranza, che avrebbe Iddio conservati a bene della chiesa i preziosi suoi giorni. In quel deplorabile stato venne per ordine giunto da Torino a lunghe giornate tradotto in Francia. Grandi furono le precauzioni adottate, perchè non fosse riconosciuto: la vettura assicurata, gelosamente custodita la chiave dal colonnello Lagorse: ove doveasi far sosta, la carrozza chiudevasi in una rimessa; il papa in quella: alle barriere, alle porte di Chambery e di Lione annunciavasi il vescovo d'Imola. In simil foggia fra gravi patimenti, giunse Pio VII a Fontainebleau: chiuse ad esso erano le porte dell'imperiale castello, perchè gli ordini di riceverlo pervenuti non erano da Parigi. Volevano gli umani eventi che il successore di san Pietro, otto anni prima accolto in quella reggia con sovrana munificenza, dovesse prigioniero trovare, unico asilo, le umili stanze di chi ne avea la custodia. Gli estremi disagi sostenuti nel lungo viaggio, la privazione di aria a cui videsi sottoposto, la rapida corsa, infine !o strazio morale ond'era da tanto tempo agitato il suo animo non mancarono di produrre gli effetti sinistri, che giustamente temevansi. Giacque infermo parecchi giorni. Più assai che agli ordini sovrani, alla crudeltà degli esecutori della volontà imperiale vuolsi ascrivere l'estremo rigore seco lui