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LIBRO V 37

no più deplorabile la condizione della città già regina del mondo, divenuta provincia di Francia. Era ad essa impossibile il conservare le proprie forme, difficile l'adottare le altrui. Insopportabile divenne il peso imposto dalla conquista. Le leggi promulgate a Parigi stringovano ad una istessa condizione i popoli stabiliti sue rive del Baltico, alle falde dei Pirenei, sù i monti della Dalmazia e nella estrema Calabria. Speravano i francesi i loro usi, le consuetudini loro introdurre, innestare nelle conquistate provincie, e fra uomini d'indole, di costumi, di bisogni, d'inclinazioni diverse. Il clero, che opponevasi ad ordini incompatibili col proprio dovere, le autorità, che mostravansi inflessibili verso coloro, che negavano il giuramento, la polizia vigilante per iscoprire chiunque non parteggiasse per il governo contribuivano a desolar le famiglie, a rendere il vivere incerto e penoso: enormi le tasse: le confische frequenti: le famiglie monastiche disciolte; chiusi i cenobi; quà e là confinati e dispersi uomini rispettabili per cariche sostenute, per bontà di carattere, per intemerati costumi, per profondità di sapere.

XXI, Grossa di avvenimenti faceasi l’età, dappoichè avvicinavasi il tempo, in cui l'armata francese, la quale avea segnati tanti trionfi in Europa, dovea fra i geli del nord gran parte rimettere non di rinomanza, ma di fortuna. L'impero era in gran movimento per disporsi all'impresa, su cui andava ad urtare la potenza napoleonica. Facevansi grandi preparativi di guerra: le provincie soggette alla imperiale dominazione adunavano armi, preparavansi alla tenzione. Intanto il papa renitente e contrario ispirava seri timori all'imperatore dei francesi. Volle provarsi se delle minaccie inutilmente corse da lontano, i timori vicini fossero più efficaci. Ordini segretissimi, venuti da Dresda a Parigi, imposero una più stretta custodia: dappoichè potea temersi un qualche movimento per parte dei savonesi affezionati e devoti al travagliato pontefice. A Napoleone, che avea lasciato la Francia sino dal nove marzo mille ottocento dodici e trattenevasi da vari giorni nella capitale della Sassonia, vennero a fare omaggio l'im-