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36 VITA DI PIO VII

concilio con sorpresa di tutti, si sciolse e per la città più non parlossi degl'imperiali decreti, della resistenza opposta dal papa, delle arti usate per superarla, delle istituzioni, degli atti emanati, della bolla e delle controversie che aveva eccitate.

XX. Le stagioni dell'inverno e della primavera del mille ottocento dodici trascorsero senza sensibili cambiamenti Per Savona e per Parigi circolavano voci assurde, contradittorie. Diceasi che il cardinale Giuseppe Doria, come legato apostolico, dovea recarsi a Parigi per istituire nelle forme canoniche i vescovi nominati: diceasi, che Colorno, villa reale dei duchi di Parma, sarebbe stanza assegnata a Pio VII; che avrebbe corte, congregazioni e seguito di cardinali e prelati pel disbrigo degli ecclesiastici affari: che ivi terrebbero la loro residenza gli ambasciatori delle potenze cattoliche. Parma, o altra città dell'Italia con territorio di cinque o sei leghe, diceasi accordata in sovranità al pontefice. Assegno di otto o dieci milioni di franchi. Prova di assicurata concordia, parlavasi di numerosa promozione di cardinali francesi. Voci erano queste che si spargevano, si multiplicavano palesemente per bisogno di calma: i fatti erano ben diversi.Il giorno quattro maggio pubblicavasi per il dipartimento di Roma e del Trasimeno un imperiale decreto, che dichiarava rei di fellonia quanti erano coloro i quali rifiutavansi dal giuramento: termine perentorio a prestarlo un mese, scorso il quale, i renitenti sarebbero giudicati da una commissione militare, confinati in città lontane, tradotti in esilio, spogliati per legge di confisca dei loro beni, privati di ogni civile diritto. Allo scroscio del tuono tenne dietro la violenza del fulmine. Le città lombarde e pedimontane, le anguste prigioni della Corsica e della Sardegna videro schiere di generosi, che per non mancare ai doveri della coscienza, rifiutaronsi dal giuramento. Le speranze di Roma venivano meno; la pace segnata a Vienna; l'imperiale maritaggio; la prole ottenuta; le conquiste di Tarragona, di Bajadar, l’esercito innumerevole, invincibile, la felicità del suo condottiero faceano giudicare impossibile la riscossa, rendeano ogni gior-