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LIBRO V 35

cessioni maggiori, una lettera circolare del ministro dei culti, Bigot de Préaméneau, invitò i vescovi dimoranti in Parigi ad adunarsi nelle sale del suo palazzo. Giunta l’ora stabilita, fecesi a dire a quei prelati, che essendo le trattative col papa vicine ad una soluzione felice, il concilio era sciolto, dappoichè non voleva l'imperatore, al sopravenire delle nevi, vederli più a lungo lontani dalle loro diocesi. Alle parole del ministro dei culti l’animoso arcivescovo di Bordeaux battè palma a palma: gli altri seguirono quel movimento di gioia: il ministro ne fu sconcertato. Così si sciolse l'assemblea, così i suoi atti andarono dimenticati. Domandavano alcuni fra essi di adunarsi anche una volta a rendere grazie solenni a Dio per l'esito delle negoziazioni intraprese col santo padre: rispondea De Bigot, che non era ciò necessario: che mancavagli facoltà d’autorizzarli a quell’atto. L'italico ministro dei culti, ivi presente, aggiungeva, che meglio ognuno di loro fatto lo avrebbe nella sua cattedrale al cospetto del popolo: volevano altri che umili grazie a nome dei vescovi si rendessero al signore della Francia e pregavano il ministro non solo a permetterlo, ma a farsi interpetre di loro riconoscenza. Andassero, rispondea egli, tranquilli alla loro episcopale residenza, che ben esso ne avrebbe adempiuto le parti. Non potea egli del pari soddisfare alle domande dei vescovi che Napoleone avea nominati. Noi partinmo, dicevano, vicari apostolici delle nostre diocesi con la certezza di tornar vescovi effettivi, sia per la bolla del papa, sia per la istituzione del metropolitano. Potrà l’imperatore permettere che a discapito del nostro decoro, noi andiamo ad esporci alle contumelie e ai sarcasmi dei nostri nemici? De Bigot, imbarazzato da una domanda che non avea preveduta, rispondeva: avrebbe chieste le istruzioni opportune: e al vescovo di Savona, che prese a dirgli, se alla legge del ritorno era stretto pur esso, rispondea, che anche sul di lui destino avrebbe interpellata la volontà imperiale. Tosto partivano quelli, come avea stabilito il ministro: più tardi gli altri lasciavano Parigi, prima che cosa alcuna fosse sul loro conto deliberata. Così il nazionale