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LIBRO V 27

za al romano pontefice: la prestavano i vescovi congregati. Così parole ossequiose velavano tristissimi fatti. Una delle prime operazioni del conciliabolo parigino fu quella di eleggere una deputazione, che dovea recarsi innanzi al santo padre in Savona. Affidavasi questo incarico all'arcivescovo di Tours Luigi Maria di Barral a Stefano Bonsignori vescovo di Faenza nominato dall'imperatore patriarca di Venezia, al vescovo di Treveri Carlo Mannay , a quello di Nantes Giovanni Battista du Voisin. Giunti al cospetto di Pio VII presentarono dessi la lettera dei prelati francesi, dai quali dicevansi autorizzati a portare innanzi al supremo gerarca di santa chiesai voti e le rimostranze della Francia e dell’Italia. Diceasi in quel foglio che erano insieme. congregati in un solo pensiero , in un desiderio, in un voto solo, quello cioè di veder finalmente restituita al mondo la desiderata concordia, alla chiesa la pace. Per dieci giorni consecutivi erano essi ammessi alla presenza del papa: conferivano seco lui sù i mali risultanti dalla vedovanza di tante chiese, dall’agitazione, in cui tante coscienze erano poste. Il principe supremo della cristianità accoglieva le osservazioni e le preghiere dei deputati con una bontà rassegnata: dissero, che il concilio di Francia non avrebbe apportato alcun cambiamento canonico o sull’attual modo d'instituire i vescovi, o sugli altri punti di disciplina generalmente stabiliti, senza l'intesa, l'approvazione è il concorso dell’apostolica sede. Credesi, che giammai abbia Pio VII permessa la libera discussione, prevedendo in cuor suo l'imminente rovina e conoscendo i lacci tesi alla coscienza dei fedeli; fece bensì risplendere la sua pietà profonda, l' amor suo per la chiesa, l'inalterabile sua dolcezza, la sua affabilità interessante. Manifestava egli ai vescovi deputati il desiderio di assicurare il vantaggio della chiesa di Francia, ma libero e non prigioniero, ma circondato dai suoi consiglieri e non solo. Con energiche rimostranze si oppose alla riunione, ne mostrò l’inconvenienza, negò con fermo petto all’episcopato francese i diritti e i privilegi che esclusivamente appartengono alla santa sede. Chiedevano essi, con una spaventevole perti-