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LIBRO V 25

cibile sorprese Napoleone. I vescovi, i consiglieri si agitavano sui loro seggi: proseguiva tranquillamente l'abate: ci s'impone in Francia il dovere di sostenere i quattro articoli della dichiarazione del clero: bisogna, o sire, ricevere la dottrina nella sua integrità: il papa è capo della chiesa, al quale deve sottomettersi docilmente il mondo cattolico: i quattro articoli decretati dall’assemblea, furono dettati non per limitare la papale potenza, ma perchè siagli concesso quello che gli si deve, e qui facevasi a svolgere l'argomento con animo coraggioso, con profondità di dottrina: dichiarava in appresso che se pensavasi di adunare un concilio, gli atti di esso non avrebbero alcun valore, ove il concilio istesso fosse disgiunto dal papa. Altre cose e gravissime aggiungeva il dotto Emery, così che interpellato da Napoleone, se fosse egli di avviso, che annuirebbe il papa ad un messaggio che andasse a proporgli se in caso di rifiuto poteva dopo sei mesi il metropolitano dare l'investitura in suo nome, rispondeagli il coraggioso vegliardo: il papa l'avrebbe negato, perchè il concederlo equivaleva ad annullare il suo diritto d'istituzione. Rivolto allora l'imperatore ai vescovi disse: ah volevasi dunque da voi, che io commettessi un errore, quando m’impegnaste a domandare al papa cosa ch'egli non deve concedermi! Già disponevasi bruscamente a troncar la seduta, quando fissando lo sguardo sovra uno dei vescovi, che stavasi pensieroso, fecesi a domandargli se tutto quello che rispondeagli Emery intorno alla definizione tratta dal catechismo che tanto avealo colpito, era vero. All’affermativa risposta sorse in piedi e si dispose ad abbandonare la sala. Temeano i vescovi che fosse l’imperatore offeso dalle libere parole del vecchio teologo e studiavansi di scusarlo come uomo aggravato dagli anni. Voi vingannate, rispondeva l’imperatore : Emery è un uomo assennato: è un rispettabile ecclesiastico, che possiede la sua questione e dottamente la svolge. E così che io amo che mi si parli. Siano pure discordi i nostri pareri: in questa sala, signori, deve ognuno professare liberamente la sua opinione. Verità sublime che dovrebbero i monarchi scolpire profondamente nell’animo. Usciva l’imperatore dall’assem-