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24 VITA DI PIO VII

più tardi dalla voce de' suoi adulatori, abbandonava i sani propositi per ritornare alle antiche esigenze. Ma altre e più nobili prove di coraggio dava Emery. Senza lasciarsi imporre dall'esterno apparato di grandezza, della quale in quella occasione circondavasi l’imperatore dei francesi, senza temere la presenza del più formidabile dei Cesari, dei consiglieri, dei grandi dignitarî dell’impero, che avea chiamati, perchè quell’assemblea riuscisse al cospetto del pubblico imponente e maestosa, parlò parole di verità con quel coraggio che può essere ispirato soltanto dal sentimento religioso1.

XIII. Atteso due lunghe ore, entrava l'imperatore in mezzo all’adunato consesso, parlava a lungo di se, del papa, dei bisogni religiosi di Francia, domandava i modi di porre un’argine alla piena dei mali, che minacciavano l'impero: il solo il più facile nol voleva. Poichè ebbe cessato dal dire, rivolto all'abate Emery in tanto numero di uomini ragguardevoli per dignità ecclesiastica, domandavagli : che pensate, signore, della autorità del papa? Interpellato direttamente, spiacque al sacerdote di san Sulpizio la deferenza, guardò modestamente i cardinali, i vescovi che gli sedevano al fianco e quasi scusandosi di esporre il primo le sue idee, risposegli: sire, io non posso avere su questo punto opinione diversa da quella che trovasi insegnata nel catechismo dato per vostro comando a tutte le chiese di Francia. Alla domanda che cosa è il papa? si risponde ch’egli è il capo visibile della chiesa, il vicario di Gesù Cristo, a cui tutti i cristiani debbono ubbidienza. Ora può un corpo rimanere senza il suo capo, senza colui, al quale per diritto divino devesi obbedienza? La risposta semplice, ma invin-

  1. Questo dotto ecclesiastico rifiutavasi dall’intervenire all'assemblea. Il cardinale Giuseppe Fesch, cui era ben noto quali e quanti vantaggi poteano attendersi da un consigliere di un merito tanto distinto, spediva in cerca di lui i vescovi Jauffret e de Boulogne. Trovarono nel suo modesto ritiro il sacerdote di san Sulpizio, che secondava la preghiera del cardinale e insieme ad essi recavasi alle Tuilleries.