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LIBRO V 21

ni di sudditi e che disponea di novecento mila baionette: noi faremo Roma la capitale della Italia e vi aggiungeremo Napoli. Che ne dite? Ne sareste contento? Le arti potrebbero ricondurvi la prosperità. Canova, nel cui animo altamente era impresso il principio religioso : ah sire! diceagli, i lavori dei romani portano tutti l'impronta della religione: questa salutare influenza ha salvata l'Italia e Roma dalla rovina: tutte le religioni sono benefattrici delle arti, ma la più splendida loro proteggitrice è la vera religione, la nostra religione cattolica romana. Di una cappella, di una croce si contentano i protestanti: essi non porgono la occasione di eseguire i pregevoli capo lavori, dei quali noi siamo ricchi. Era Canova interrotto da Napoleone, che rivolto alla imperatrice esclamava: Egli ha ragione; i protestanti niente hanno di bello: un'altra seduta accordava Maria Luisa al Fidia dei tempi, che mentre ritraeva le sue sembianze, assumendo da se stesso una missione di pace, senza essere interrogato, mostrandosi tutto intento all'opera sua, osava all'imperatore parlare di Pio VII. Forse imprudenti potrebbero giudicarsi le sue parole, ma tacque Napoleone e prestò attento l'orecchio all'artista, che senza desistere dal suo lavoro, parlando il dolcissimo accento veneziano, diceagli sommessamente: ma, sire, perchè la maestà vostra non si riconcilia in qualche modo col papa? L'imperatrice guardava Canova con meraviglia, mista ad un'interna soddisfazione: rispondeagli il potente monarca: perche i preti, o signore, vogliono comandare da per tutto. Ah! se ai papi, replicava Canova, non mancava l'ardire, terrebbero essi il dominio d’Italia! Voi, giunto all'apice della grandezza, non permettete, o sire, che i nostri mali si accrescano. Se Roma non è da voi sostenuta, tornerà essa quale era quando i pontefici dimoravano in Avignone. Molti sono gli aquedotti in quella immensa città, moltissime le fontane: eppure queste si disseccarono, quelli si ruppero, divenne Roma un deserto, bevvero i cittadini le acque limacciose del tevere. Queste osservazioni, che dalla storia son confermate, fecero un'impressione sull’animo imperiale profonda in modo da fargli esclamare con forza: ma per-