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LIBRO V 19

diretto all’illustre ministro d'Austria: nobilissimo documento dettato da uno spirito di tenerezza, di gratitudine, di confidenza, che tutta svela la grandezza del suo animo amareggiato dalla persecuzione non meritata: assicuravalo quindi che avrebbe ai bisogni del clero germanico come meglio potevasi provveduto.

XI. Se in mezzo a tante tempeste vediamo talvolta risplendere una luce serena l'animo si rallegra e trova per essa nelle amarezze un conforto. Canova l'artista per eccellenza, l'amico, l’ammiratore delle virtù di Pio VII, era a Parigi. Ve lo chiamava Napoleone per modellare il ritratto della figlia dei Cesari. Quando era presentato a corte, dicea l'insigne statuario al potente signore della Francia, ch'era venuto per soddisfare ai di lui voleri, col desiderio di restituirsi al più presto in Roma per riprendervi i suoi lavori. Parigi, dissegli Napoleone, al presente è la capitale: restatevi: farete bene. Disponete, o Sire, rispondevagli sommessamente l’artista, della mia vita, ma se deve questa impiegarsi a vostro servizio, è forza ch'io torni in Roma appena saranno compiuti i lavori per i quali, comandato, quà venni. Io debbo modellare il ritratto della imperatrice: la rappresenterò sotto la figura della Concordia. Napoleone sorrise, e quindi in tuono amichevole aggiunse. Divenne Parigi il centro delle arti belle: i capolavori antichi si trovano fra noi; manca solo l'Ercole Farnese, che è in Napoli: l'ho per altro a me riserbato. Ah lasci, replicava allora Canova, ah lasci almeno qualche cosa all'Italia! I monumenti antichi formano collezione e catena con altri infiniti oggetti, che umana potenza non può trasportare da Roma e da Napoli. In Italia, soggiungeva l’imperatore, si faranno nuovi scavi: io voglio ordinarli. Ditemi: Pio VII ha egli speso molto in iscavi? Alla scarsezza dei suoi mezzi era sprone e compenso l’amore per le arti, rispondeva Canova; la sua intelligenza giunse a creare un nuovo museo. E i Borghese, dicevagli l'imperatore, hanno versato grandi somme nei loro scavi? Essi li conducevano in società, acquistavano quindi la porzione del socio: a questo passo faceasi Canova a dirgli, che